Sotto
a un paesaggio quasi padano, piovoso ma obbligatorio passaggio tra le
grandi, diciamo quasi, e padano come il grana, torna finalmente la
Fiorentina dal sapore più blaugrana, mentre scoppia fragorosa la grana
degli arbitri, e lì sono bombe come quella dell’Eta, perché questa
sembra proprio roba da Paesi Braschi. E sono cazzi nostri. Di un calcio
italiano sempre meno credibile e bello, da “rosso” insomma, con partite
squallide e stadi vuoti, con la Fiorentina che per essere eccezione
importa idee tattiche che non ci appartengono e che per questo ci
consentono di esprimere un gioco che si distingue nettamente in mezzo
alle macerie di un campionato che sembra giocato all’interno di un
vecchio cortile di periferia, dove l’emozioni più grandi sono i campioni
che se ne vanno, e come fattore tecnico più rilevante ci sono le
svirgolate arbitrali che rompono i vetri della credibilità, poi una volta
messa fuori la testa dal cortile Italia prende scoppole e calci in culo
da chicchessia. E la Fiorentina che passa davanti alla guardiania di
Nicchi è oro colato, il suo primo tempo è forse la miglior espressione
del Montella pensiero, che nel secondo invece arretra troppo proprio
come a Parma, che dimostra comunque di aver già fatto un miracolo a
trovare questa dimensione in così poco tempo, ma non ancora sufficiente
per essere considerata una grande, e per questo ho usato quel “quasi”
iniziale. Mentre per il portierato arbitrale che sfigura il campionato
non esiste quasi, sono proprio delle teste di cazzo. E’ incredibile come
la Fiorentina sia riuscita a registrare una difesa così nuova e sempre
diversa perché continuamente azzoppata da quella che è diventata una
vera piaga, la classe arbitrale, che ha fatto come le assicurazioni, o
come la criminalità colombiana, anche se da omini come si stanno
dimostrando non sono riusciti a fare cartello ma cartellino, comunque in
tutta questa macelleria sociale la Fiorentina dimostra di non buttare
mai via il pallone grazie alla perfetta scelta di giocatori tecnici e
compatibili al suo nuovo modo di fare calcio, e pensare che lo scorso anno
la fase difensiva veniva interpretata da Gamberini e Natali, in una squadra
che sembra intollerante solo al calcio di rigore, che per essere così
spudoratamente tecnica è un’autentica bestemmia. E adesso dopo aver giocato con
tutte le migliori possiamo stilare un primo bilancio positivo della
stagione, che ci lascia ragionevolmente pensare di poter dare uno
strappo alla classifica nell’immediato, visto che adesso potremo mettere
a frutto la superiorità nei confronti delle prossime avversarie. Fermo
restando che ad oggi non abbiamo sfigurato mai con nessuno, e direi
senza passare troppo da talebano Viola che ci mancano almeno i due punti
di Parma. La cosa più incredibile di questa squadra sono i margini di
miglioramento, e se si pensa che a questa percentuale va aggiunto
l’innesto di Aquilani che è il giocatore migliore della rosa, potremo
toglierci davvero delle grandi soddisfazioni, cercando già da giovedì di
recuperare anche il miglior Jovetic che è andato via via spegnendosi. E
a proposito di salto di qualità, se l’asticella è quella che ha
posizionato Montolivo, allora i dieci minuti di Aquilani, anche se
facilitati dalle condizioni favorevoli della partita, aprono davvero il
cuore, mentre fanno capire allo stesso tempo come mai il Milan sia
caduto così in basso. E solo il pensiero al gioco melenso di Montolivo a
deturpare quello di questa squadra fa venire le bolle, Riccardo che a
proposito di giornata piovosa si è dimostrato il più fantozziano dei
giocatori in attività, seguito com’è dalla nuvola della smobilitazione
fino a Milano, dove anche Pontello nel frattempo ha preso la residenza cercando di confortarlo. E mentre Abate, Acerbi, Yepes e De Sciglio, a turno gli
tengono l’asticella dell'ambizione, quei dieci minuti di Aquilani ci fanno benedire la
smobilitazione dei Della Valle e apprezzare la politica della Branchini band che punta
molto al parametro zero, risparmio e qualità che hanno portato alla
corte di Berlusconi un carciofo a chilometri zero.