presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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giovedì 18 ottobre 2012
Kiss me here
Dopo
una settimana di Montolivo e di Cristo bresciano, ben rappresentati
dalla scatola e dalla grande rottura di scatole di un digiuno Viola
accompagnato dalla fumata bianca per l’elezione del nuovo Papa onorario
di Firenze, e dopo il gol di Riccardo che come quelli contro il Novara
ci rimarrà nel cuore come una boccata di fumo nei polmoni, giusto il
tempo di tossirlo fuori insieme agli occhi, e sarà subito campionato.
Che è goduria specie se è a Chievo che in barese sarebbe ancora più
goduria, che è fatta di futuro Viola montato a panna e non più di ex
dietro al solito vetro opaco del passato. Ma futuro. Mentre Jovetic è
già passato, venduto, argomento usato come riempitivo, come zeppa sotto
il tavolino traballante di due settimane lontano dal campionato, si
riaffaccia il dottor Manetti che dal campo usa finalmente parole che
profumano di olio di canfora e ospedale da campo, felicemente vuoto,
bollettino medico che ha i sentori della partita imminente. “Stanno
tutti bene”. Da Tornatore alla Fiorentina che torna a riempire la
domenica con il dolce, che torna speriamo a vincere in trasferta, che
tornano tutti dalle nazionali, che torna El Ham a una forma accettabile e
che torna forse anche Aquilan. Un giocatore che non sarebbe una idea
balzana per un centrocampo a sbalzo su un campionato mediocre, se non
fosse di balza. Vorrei usare l’immagine del sigaro anche come simbolico
calumet della pace, con più sfumature cubane fatte di rum e di “mulatta
sinuosa che non cammina ma balla, che non parla ma canta”, un sigaro da
fumare insieme a chi oggi gli esce il fumo dagli occhi per la mia
insensibilità, da fumare insieme a chi se ne è andato ma che ha
contribuito a far crescere questo blog, e insieme a chi verrà, mentre
con tutto questo fumare buone intenzioni non si vede più niente come
quando fuori c’è fog. E’ una vita da sbandati quella senza la
Fiorentina, di sbandate dentro a centri commerciali, di domeniche
abbandonate dalle Dee bendate, con le emozioni al palo e senza pali
interni e traverse favorevoli, senza Montella che sembra finto come il
ricamo di una manovra inaspettata fino alla nascita di questa nuova
Fiorentina. La Nazionale ci ha sfinito, un ecomostro, una colata di
cemento sulla nostra passione esclusiva, abbiamo la sindrome della
betoniera, quando ci manca la Viola mettiamo la testa sotto la sabbia
come lo struzzo, perché non vogliamo il calcestruzzo, vogliamo solo la
Fiorentina, vogliamo vincere a Chievo, sognare, e non vogliamo essere
traditi proprio adesso che dobbiamo spiccare il volo, voglia di
Fiorentina a quattro mani in questo giardino del Getsemani, e ho paura
di chi mi si fa incontro mentre a Chievo si sta per scrivere una nuova
pagina, si avvicina, si chiama Giuda, però Giuda, A, femminile, ma ho
sempre paura che mi tradisca lo stesso prima di entrare al Bentegodi, ho
paura del bacio, ma solo fino a quando non mi indica che non sarà la
guancia. Allora capisco che sarà vittoria. Paradiso.