presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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sabato 13 ottobre 2012
Senza attacco ma sotto attacco
E’
vero che siamo siamo sempre stati circondati dalle colline e un tempo
anche da Collina, ma oggi siamo stretti giù nella “buca”, perché ci
attaccano consci che non abbiamo attaccanti, consci e sconci, perché
sanno che siamo forti, e allora prima nicchiano con Nicchi e poi ci
prendono a calci di rigore in culo e in faccia. Addirittura hanno tolto
la Fiera degli Uccelli dove mi regalavano il grillo nella gabbietta, per
fare posto alla sagra del cartellino giallo che di fatto sostituisce il
cardellino giallo. Braschi, Giannoccaro e Orsato, schettini e scherani
che ci vogliono affondare all’altezza della Pescaia di Santa Rosa, su
quel Lungarno Vespucci che ci porta dritti in San Frediano, se non fosse
che sotto porta, per qualsiasi cosa che termina in “ano”, come la loro
faccia del resto, ti fischiano un rigore per fallo di mano, anche solo
per per assonanza, e te lo fischiano anche sullo stradone del metano, e
te lo fischiano anche per assurdo e t’infilano come un tordo, con
l’arbitro sordo alle proteste, e lordo, merda dentro e con la prostata
nella testa, programmato a farti il mazzo da vera testa di cazzo. Poi
c’è stato l’attacco di Marotta, spregiudicato e da pregiudicato, e ora
Marchionne che fa macchine che pregiudicano il buon nome della industria
italiana, che s’industria a buttare fango in una città che ha sempre
qualche angelo del fango, compreso Di Livio, e poi Bettega che ci ruba
dalla bottega la verginità del Santo protettore del grande ciclo, quello
degli affreschi in cui Mamma Ebe al centro della scena manda affanculo i
Della Valle, e poi gli autolesionisti che a differenza degli
autotranvieri non si fermano mai, nemmeno per un cazzo di sciopero a
singhiozzo, e rosiconi, vuturisti, Montolivo e la Branchini band, che
minacciano rilevazioni sulla città gettandola nel panico dopo che si è
appena liberata dalla morsa dei congiuntivi di Corvino, dalle sgommate
del cugino di Vargas, dalla razzia di pernici dalla Specola, da Delio
Rossi sparring partner della gomma del Ponte Santa Trinita da dove ha
gettato la propria carriera, e dopo gli sganassoni lo chiamavano ancora
Trinità. Adesso vogliono Jovetic e Montella, ci fosse mai un attimo di
pace in questa guerra senza esclusioni di colpi, clausole rescissorie,
scadenze di contratto e il contratto dei metalmeccanici che fin da
quando ero piccolo è sempre stato scaduto. E allora basta fairplay,
basta top player se sono come il Bendtner del bandito Marotta, basta
Save the Children e cominciamo a difenderci, a cambiare l’assetto come
ha già fatto anche il David vista la malaparata, scriviamo sulle maglie
qualcosa di forte che ci ricordi che questo è un gioco per buhacci,
scriviamo pure che il calcio è una manifestazione verticale di un
desiderio orizzontale, basta con le buone maniere e giù con il coro “
via la merda da Firenze, via la merda da Firenze”, perché non bastano
gli attacchi esterni, e i figli di troia, ci sono anche i cavalli di
troia che vogliono minare la nostra tranquillità dall’interno della
tifoseria, basta con i ridimensionamenti e le pontellizzazioni che
innescano patologie strumentali, che non sono altro che strategia
marketing a favore di note aziende capitanate da Natuzzi, gente che fa
discorsi a cazzo di cane perché hanno secondi fini, perché vogliono
convogliare i tifosi psicologicamente fragili in studi medici
compiacenti dove vendergli un due posti a tasso zero, e ha ragione da
vendere Woody Allen quando dice che la psicanalisi è un mito tenuto vivo
dall’industria dei divani. Ora dobbiamo solo preparare la vittoria di
Chievo per spiccare finalmente il volo, e bisogna prepararla al meglio e
al riparo dal fronte del fuoco nemico, nella seconda foto mostriamo le
ultime tecniche di mimetizzazione studiate da Gianni Vio per i nostri
difensori. Occhio non vede, cuore non duole, ovvero, occhio dell’arbitro
non vede, culo non duole.