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domenica 28 ottobre 2012

Gioco bassotto con palla a terrier

Dovremo essere più cinici, per non dire cinofili. Perché per battere la Lazio non basterà essere solo belli da concorso, bisognerà essere soprattutto figli di un cane, e Montella con Ljajic sembra proprio aver scelto questa strada, quella della manovra, dello scambio veloce, un percorso a ritroso sui propri passi con il ritorno alla palla a terra, al giropalla rapido, sciolto, spigliato, disinvolto. Si insomma, un classico percorso di agility dog,  per una partita che richiede una buona armonia tra il Mister che conduce e la squadra che deve assecondare gli schemi, quella che si definisce un’ intesa perfetta. Per non incorrere negli incidenti di percorso come quelli che si è trovato ad affrontare il Milan con Montolivo, una razza la sua che è un incrocio tra un campione e il sapore tutto campano di un uomo mozzarella, che ha dato vita a un cane da ferma, che non è ne un mastino e ne tantomeno un campione, piuttosto un lampione napoletano, una sorta di palo fioco che illumina il gioco fino a un metro di distanza, che tende a schiantarsi sull’asticelle, e che dopo Firenze sta contribuendo a svuotare anche il Meazza. Attenzione però al pastore tedesco Klose che spesso ci ha azzannati e che poteva trovare difficoltà contro il dogo argentino Roncaglia se non ci fosse stato Guida, un cane che nasce come guida per ciechi ma che alla fine è risultato il più cieco di tutti. E per superare gli ostacoli di una partita tosta, difficile, punterei sulla razza più geometrica che abbiamo, la più capace nello slalom, quel Cuadrado che può creare la superiorità numerica, scambiare con i segugi serbi e montenegrini, oppure dare lui stesso finalmente una zampata vincente. Lieviterà il gioco a terra senza il levriero là davanti, permettendo così a Pasqual di non sbagliare più tutti quei cross, semplicemente perché non serviranno. Nessuno si dovrà rifiutare e fermarsi davanti all’ostacolo Lazio, mai mollare l’osso, mordere le caviglie di Hernanes e sfiancarli a rincorrere come cani da slitta, e vincere potrà dipendere molto dalla capacità di Adem di essere fiinalmente cattivo sotto porta come un Doberman, e da Jovetic di non mangiarsi un altro rigore concesso dalla mano di uno sconosciuto, e poi capace di dividere la pappa anche con gli altri senza necessariamente provare a sbranare il pallone da tutte le posizioni. Sarà anche una grande occasione per Mati per dimostrare di avere quel fiuto del gol prezioso come un tartufo, perché per vincerla alla fine qualcuno dovrà pure buttarla dentro, si è fatto un gran parlare delle doti degli uomini di Montella, delle loro qualità tecniche, delle proprietà associate ai fondamentali di assoluto livello, tutti indizi che non dovrebbero escludere la capacità di nascondere il pallone agli avversari e quindi di sotterrarlo anche al di là della linea di porta. Ma a prescindere dalle condivisibili intenzioni di Montella di tornare alla Fiorentina spagnoleggiante delle prime giornate, quando Toni era ancora alla ricerca di una toilettatura decente, e quando il gioco non era quello elementare di lanciare i palloni per aria in modo da essere riportati ai piedi del padrone per poi rilanciarli di nuovo, e da lì non si usciva mai, perché la partita di oggi va vinta anche giocando male, oggi va bene anche un gol randagio, anche brutto e mi viene in mente Conte che è un cane da riporto, cioè brutto con il riporto ma capace di riportare a casa anche il risultato però, perché vincere anche rubando servirebbe alla classifica e anche a cancellare quell’alone di squadra che si guarda troppo allo specchio e poi rimane in mutande, proprio come con un bel paio di boxer. Bisogna vincere e basta, e se per farlo occorrerà una rapina, sarà una decisione illuminata come il  film di Lumet, “Quel pomeriggio di un giorno da cani”, appunto.