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mercoledì 17 ottobre 2012

Sono un po' figlio di puttana

Passa un tizio e lascia un comunicato di servizio. Sembra un tipo alla mano e forse per questo lo incastra sotto la Porta San Frediano. E non come avrebbe potuto sulla Porta del Paradiso solo se fosse stato più altezzoso, porta e non torta, che è quella principale del Battistero. C’è scritto che sono successe cose. Profumo e spine come fossero rose. Il profumo è quello popolare dei vicoli, del cibo di strada, della trippa, di una piazza dove il dissacrare non è mai materia troppa, dove la natura stessa dissacra chi dissacra togliendoli la naturale copertura e lasciandolo in piazza, ma è la giusta andatura per frequentare questo modo di essere che è un mondo di esseri diversi. E’ burro e acciughe. E’ pecorino e pomodori secchi. Vuol dire essere fiorentinacci, o meglio, vuol dire essere fiorentinacci come me. E questo è uno spazio che mi rappresenta. E’ eccessivo? Forse. Delle volte lo sono, ma non ho contratti con nessuno o numeri da rispettare, e quindi cerco di non mettere filtri, scrivo quello che sono e lascio scrivere quello che siete Le spine sono il voler pensare che questo mio modo di essere sia mancanza di sensibilità verso qualcuno. Non è così. Piango molto di più di un salice, che tra l’altro è albero che rappresenterebbe meglio Mazzarri, ma che lui snobba a favore di una barca a tre alberi, piango persino quando capisco il grande sforzo del sottocosto della Conad studiato per venirci incontro, allora crollo, piango come una vite tagliata per l’acquavite scontata, per quella bontà da libro Cuore e per l’olio Cuore praticamente regalato, apprezzo la generosità eccessiva verso il consumatore e piango con sprezzo, e per un prezzo fatto a pezzi mi sdilinquisco, mi commuove persino l’aragosta quando soffre di un acqua troppo termale dentro la pentola, e quella sua sofferenza mi si attacca addosso come uno sbadiglio. Le spine sono anche vedere qualcuno che se ne va dalla piazza perché qualcun’altro alza la voce, oppure sputa in terra, oppure fa il tifo contro, ma non è la mia piazza quella con le zone di prefiltraggio e la tessera del tifoso, è aperta e qualche volta spigolosa, divertente, sporca, dove qualcuno spaccia la focaccia e qualcuno si spaccia per quello che non è. Mi dispiace quando qualcuno se ne va ma penso che se è così aperta qualcuno potrà arrivare e saperla riempire, colorare con i propri sapori, o sporcare, e io non metto limiti alla provvidenza o alla sfortuna. E poi ci sono dei momenti nei quali la piazza è più bella quando è vuota. Mi dispiace se qualcuno occupa il suo tempo a fare la voce fuori campo, doppiando cioè il significato di quello che vuole essere questo spazio, che non ha bisogno di essere spiegato ma solo vissuto dando un contributo. Sono moralmente scalpellato a mano come la pietra serena, sconnesso, non rappresento nessuna Onlus, nessun esempio di buongusto da seguire, ma ho l’anima buona. Ci sono dei sapori qua dentro, c’è brodo di cottura e brodi, c’è posto per tutti e per nessuno, e ci si deve saper stare, anche con la giusta voglia di graffiare, con la voglia di centopelli che è sempre meglio di Graffiedi, per non dire di Centopellicanò, e per chi paga l’affitto sarò sempre Silvio Centopellico e gli scriverò “le mie pigioni”. C’è posto per Bolatti e per i bolliti, c’è salsa verde e Salsano che ci ha sempre fatto vedere i sorci verdi. E intanto quel tizio ripassa e lascia un altro comunicato di servizio. Sembra una persona strana e forse per questo lo incastra sotto Porta Romana. Sono successe cose. Poi una lavagna con gessi e cimose. Allora capisco che devo scrivere qualcosa di me. Non ho dubbi, e mentre scrivo “sono un po’ figlio di puttana” passa il Tozzi che era il pizzicagnolo di quando da ragazzo usavo la sua bottega per passare da Via de’ Serragli a Via Romana senza fare il giro e senza comprare niente, conosce la mi’ mamma e s’incazza come s’incazzava quando lo usavo come scorciatoia, e mi dice “non puoi offendere tua madre perché non è presente e non si può difendere, qui non siamo sul tuo blog, siamo a Porta Romana, e se proprio devi scrivere qualcosa scrivi che Montolivo ha fatto un gran gol”. Allora ho pensato a quanto sia ingenuone, e come uno che è ancora così tanto pizzicagnolo dentro non potrebbe resistere alle bassezze del blog, mi ha fatto tanta tenerezza, perché non sa che mia madre rischia di più proprio quando è presente, allora si che non si può difendere dalla mia furia, dalla mia tossicodipendenza, di quando gli rubo la pensione per andare a comprare la mia dose giornaliera di panino col lampredotto.