Passa
un tizio e lascia un comunicato di servizio. Sembra un tipo alla mano e
forse per questo lo incastra sotto la Porta San Frediano. E non come
avrebbe potuto sulla Porta del Paradiso solo se fosse stato più
altezzoso, porta e non torta, che è quella principale del Battistero.
C’è scritto che sono successe cose. Profumo e spine come fossero rose.
Il profumo è quello popolare dei vicoli, del cibo di strada, della
trippa, di una piazza dove il dissacrare non è mai materia troppa, dove
la natura stessa dissacra chi dissacra togliendoli la naturale copertura
e lasciandolo in piazza, ma è la giusta andatura per frequentare questo
modo di essere che è un mondo di esseri diversi. E’ burro e acciughe.
E’ pecorino e pomodori secchi. Vuol dire essere fiorentinacci, o meglio,
vuol dire essere fiorentinacci come me. E questo è uno spazio che mi
rappresenta. E’ eccessivo? Forse. Delle volte lo sono, ma non ho
contratti con nessuno o numeri da rispettare, e quindi cerco di non
mettere filtri, scrivo quello che sono e lascio scrivere quello che
siete Le spine sono il voler pensare che questo mio modo di essere sia
mancanza di sensibilità verso qualcuno. Non è così. Piango molto di più
di un salice, che tra l’altro è albero che rappresenterebbe meglio
Mazzarri, ma che lui snobba a favore di una barca a tre alberi, piango
persino quando capisco il grande sforzo del sottocosto della Conad
studiato per venirci incontro, allora crollo, piango come una vite
tagliata per l’acquavite scontata, per quella bontà da libro Cuore e per
l’olio Cuore praticamente regalato, apprezzo la generosità eccessiva
verso il consumatore e piango con sprezzo, e per un prezzo fatto a pezzi
mi sdilinquisco, mi commuove persino l’aragosta quando soffre di un
acqua troppo termale dentro la pentola, e quella sua sofferenza mi si
attacca addosso come uno sbadiglio. Le spine sono anche vedere qualcuno
che se ne va dalla piazza perché qualcun’altro alza la voce, oppure
sputa in terra, oppure fa il tifo contro, ma non è la mia piazza quella
con le zone di prefiltraggio e la tessera del tifoso, è aperta e qualche
volta spigolosa, divertente, sporca, dove qualcuno spaccia la focaccia e
qualcuno si spaccia per quello che non è. Mi dispiace quando qualcuno
se ne va ma penso che se è così aperta qualcuno potrà arrivare e saperla
riempire, colorare con i propri sapori, o sporcare, e io non metto
limiti alla provvidenza o alla sfortuna. E poi ci sono dei momenti nei
quali la piazza è più bella quando è vuota. Mi dispiace se qualcuno
occupa il suo tempo a fare la voce fuori campo, doppiando cioè il
significato di quello che vuole essere questo spazio, che non ha bisogno
di essere spiegato ma solo vissuto dando un contributo. Sono moralmente
scalpellato a mano come la pietra serena, sconnesso, non rappresento
nessuna Onlus, nessun esempio di buongusto da seguire, ma ho l’anima
buona. Ci sono dei sapori qua dentro, c’è brodo di cottura e brodi, c’è
posto per tutti e per nessuno, e ci si deve saper stare, anche con la
giusta voglia di graffiare, con la voglia di centopelli che è sempre
meglio di Graffiedi, per non dire di Centopellicanò, e per chi paga
l’affitto sarò sempre Silvio Centopellico e gli scriverò “le mie
pigioni”. C’è posto per Bolatti e per i bolliti, c’è salsa verde e
Salsano che ci ha sempre fatto vedere i sorci verdi. E intanto quel
tizio ripassa e lascia un altro comunicato di servizio. Sembra una
persona strana e forse per questo lo incastra sotto Porta Romana. Sono
successe cose. Poi una lavagna con gessi e cimose. Allora capisco che
devo scrivere qualcosa di me. Non ho dubbi, e mentre scrivo “sono un po’
figlio di puttana” passa il Tozzi che era il pizzicagnolo di quando da
ragazzo usavo la sua bottega per passare da Via de’ Serragli a Via
Romana senza fare il giro e senza comprare niente, conosce la mi’ mamma e
s’incazza come s’incazzava quando lo usavo come scorciatoia, e mi dice
“non puoi offendere tua madre perché non è presente e non si può
difendere, qui non siamo sul tuo blog, siamo a Porta Romana, e se
proprio devi scrivere qualcosa scrivi che Montolivo ha fatto un gran
gol”. Allora ho pensato a quanto sia ingenuone, e come uno che è ancora
così tanto pizzicagnolo dentro non potrebbe resistere alle bassezze del
blog, mi ha fatto tanta tenerezza, perché non sa che mia madre rischia
di più proprio quando è presente, allora si che non si può difendere
dalla mia furia, dalla mia tossicodipendenza, di quando gli rubo la
pensione per andare a comprare la mia dose giornaliera di panino col
lampredotto.