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domenica 21 ottobre 2012

Ponti

In anticipo sui fatti mi gioco subito un bel Ponte alle Grazie di cuore per quello che sarà il Ponte alla Vittoria là a Verona in un pomeriggio tinto di Viola, ci credo, e poi il mio povero cuore Ponte Vecchio ne ha tanto bisogno. E’ arrivata l’ora del salto di qualità da un ponte all’altro, è tempo di remare verso la consacrazione, di pescare dalla Pescaia di Santa Rosa la maglia rosa di chi comanda il giropalla e sprinta un’idea di squadra che fila via che è una bellezza, che sale in classifica, che salta anche sopra l’asticella di quel Montolivo che Corvino ha lasciato in via Turati come fosse un pacco bomba, e che per questo oggi è indagato come anarco insurrezionalista, mentre i tifosi rossoneri imbufaliti stanno cercando con i forconi quel “Re Mida” di un Gat che lo spaccia per oro dimostrandosi invece un monarco insurrezionalista. Intanto Montella magnifico canottiere, mette la prua diritta verso il sogno del terzo scudetto, e con il timoniere Roncaglia passa sotto il Ponte Santa Trinita, da dove si è suicidato l’uomo della gomma del ponte, un allenatore che ha usato gli sganassoni invece del gioco per lasciare l’accento su un’esperienza allucinante e sulla A, come una lapide sulla carriera e sul quel ponte da dove si è gettato, tanto che continuavano a chiamarlo Ponte Santa Trinità. Abbiamo voglia di tuffare il cuore in questa squadra e poi farci interrogare in geometria, parlare di manovra palla a terra, di disegni cachemire, possesso palla e trame di gioco che finiscono col gonfiare la rete. Vincere per dare uno scossone a chi ancora tituba, a chi si perplime sotto il Ponte di Varlungo, uomini che lo sguardo lungo l’hanno avuto su pontellizzazioni però ancora troppo premature, mentre sotto il Ponte di Baracca c’è un omin che fa la cacca, che per colpa di smobilitazioni fantasma non la fa dura dura dura e il dottore non la misura, perché nel frattempo gli si è sciolto il corpo. El Ham facci godere, e dopo la fine del Ramadan rompi anche il digiuno del gol, regalaci un pomeriggio di gioia e nuove consapevolezze, così posso andare finalmente a spostare quel tronco di traverso che blocca il sogno e non lo fa passare dal Ponte alla Carraia, per farlo diventare finalmente carrabile. Togliamo la polvere, apriamo il bandone e usciamo dal garage dei sogni accatastati, dimenticati, e andiamo incontro a quello nuovo che ritorna da Verona, un sogno pandoro che luccica e lievita sulla pietra serena Diladdarno, dove si distinguono i passi da gigante, da ieri quando non c’era futuro, ma solo Vuturo a vomitare mediocrità. In questo giro della città tra ponti, e chi per salire sul carro del sogno ha bisogno di un carroponte perché ha il cuore pesante, un sogno che vogliamo portare in giro fino al piazzale, e allora per farci entrare tutti, dal garage tiriamo fuori un vecchio autobus a due piani. Oggi la squadra deve dare una risposta prima di tutto a se stessa, per gonfiarsi il petto di orgoglio e autostima, per far lievitare la classifica e impreziosire il suo presente da portare in dote al campionato, per dare un senso alle tante parole e per dimostrare che quei complimenti erano meritati, per presentarsi al sogno dalla porta principale, e mettere sul panno verde le fiches necessarie a sbancare, per fare un ulteriore passo verso il calcio dei grandi, ma soprattutto per dimostraci che non sarà stata illusione, insomma, che il sogno non faccia il Ponte all’Indiano.