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mercoledì 3 ottobre 2012

Chicchi e cacche

Dopo ogni sconfitta il tifoso usa armi di difesa di massa, un modo per mettere a norma la propria delusione scaricandola a terra, spostando sul terreno dell’amaro in bocca un esercito di anticorpi della rabbia messo a disposizione da madre natura per difendere la fede fino alla partita successiva. E le forze armate sono diverse a seconda della ricchezza di fede in cui risiede lo stato della sconfitta, ci sono per esempio paesi della passione demograficamente spogli di anime, dove il vuoto diventa bicchiere sempre mezzo vuoto, all’anima de li mortacci sua, come ci sono invece paesi farciti di quella bella passione dove ai ripieni si accompagnano sempre dei bei bicchieri mezzi pieni. Oggi possiamo dire che le politiche societarie consentono un più diffuso ottimismo anche in quelle aree geografiche dove esiste il problema della migrazione dal buon umore, là dove c’è transumanza della passione, valli di lacrime dove c’è chi bruca solo quando la sconfitta presenta il suo retrogusto più amaro. Amanti dell’arancia amara, dell’acqua tonica e del radicchio, uomini che dopo una sconfitta cantano e comprano strumenti musicali, luoghi di depressione dove si ode nitido “tanto pe’ cantà perché me sento un friccico ner core”, con i nuovi Segovia che hanno sempre l’accordo pronto e intonano in falsetto “pe’ fà la vita meno amara me’ so’ comprato ‘sta chitara”. E’ anche abbastanza normale per un diabetico della passione stare lontano dagli zuccheri presenti nelle vittorie, una dieta controllata indispensabile che però abbatte l’umore innescando reazioni un po’ insulse che sono comunque sempre meglio dell’insulina. Bisogna anche dire che almeno fino a questo momento le sconfitte sono state più o meno digerite abbastanza bene, perché la Fiorentina ha lasciato buona impressione oltre all’intera posta, in sei partite si è confrontata con le tre squadre più forti del campionato, e nessuna l’ha mai messa veramente sotto. Certo, a Milano ci aspettavamo di vincere e per qualcuno il contraccolpo è stato come un improvviso calo di pressione, oppure una buona occasione per rimettersi l’antidellavallismo all’occhiello regalando pensieri forieri di foraggio per biascicare le solite polemiche stantie sugli investimenti e sull’orco marchigiano cattivo che mangia la passione ai tifosi invece di mangiarsi quelle cazzo di olive ascolane. Ognuno vede quello che vuole vedere, la sconfitta è sempre una pagina bianca, come una notte in bianco dopo una peperonata o come quando c’è chi ti manda affanculo dopo averti mandato anche in bianco. Noi promuoviamo la serenità anche da dietro l’angolo di questa sconfitta, e sul volantino lasciato nella cassetta della posta indichiamo che sarà un campionato importante, che inaugureremo un prossimo e fortunatissimo ciclo targato bel gioco, pensiamo che la società si sia ristrutturata con uomini di qualità e che abbia operato con intelligenza e grande competenza, e questo non è soltanto il pensiero dei tifosi illesi dall’antidellavallismo, ma è opinione largamente condivisa anche dagli addetti ai lavori. Poi ognuno nel caffè amaro bevuto dopo una sconfitta può sempre sentire il sapore tostato della pontellizzazione, c’è chi si affida ai fondi del caffè per leggere un futuro sempre più nero, perché in quella polvere ci vede proprio il ridimensionamento classico del chicco dopo la macinatura, c’è invece chi come nella prima foto, è un tifoso sereno e beato e nei chicchi ci vede i Beatles, quindi, chi John Lennon, chi magari Leandro Diamao, poi c’è chi vive la morte della sua passione e nei chicchi di caffè ci vede sempre e soltanto Della Valle, si, insomma, nei chicchi ci vede la cacca. Gli stessi che appena persa una partita la prima cosa che fanno è il pit stop, montano le gomme morbide sul proprio letto prima di andare a dormire, un modo come un altro per fare prima ad arrivare alla mattina dopo e farsi così un giro veloce sparlando di Fiorentina.