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martedì 30 ottobre 2012

Tecnologia nel campo visivo

Nel calcio ci sono tante idee d’azzardo che alla fine formano una grande bisca d’idee, certe strisciano come una biscia, altre sono frutto di una tresca, di una matrioska che serve a nascondere gli scandali dentro a se stessi, ma dalla bisca si staglia, illuminato, il suo esponente più innovativo che è sempre stato Biscardi, il più longevo sostenitore della tecnologia in campo, un autentico Rommel nel deserto della moralità ma non del tartaro, come invece aveva scritto erroneamente Dino Buzzati, perché nel calcio si è contraddistinto sempre e solo chi ha masticato le regole della connivenza e della sudditanza, magari davanti a un fritto di paranza. Biscardi, un’autentica volpe che già ai tempi di Tonino Carino, Bubba, Necco, Ferruccio Gard e Cesare Castellotti era un precursore a tutto tondo, e quindi non solo della moviola, ma anche dell’uso del congiuntivo con il primo algoritmo del rapper, il più colorito uso della lingua italiana e dei capelli, il cui tono caldo della carota è stato poi ripreso dal Mulino Bianco per dare alle Camille l’aria sana dell’ortaggio più comune, un uso sgangherato del congiuntivo quindi, che avrebbe visto poi la sua età dell’oro con l’avvento sulla scena di Corvino. Mentre Della Valle dovrebbe prendere esempio proprio da quella grande schiera d’inviati del Novantesimo Minuto, perché mentre lui non è riuscito a realizzare ne Cittadelle e ne parchi a tema vari, Ferruccio Gard realizzava Gardaland e tra i giocatori Pietro Fanna, l’Aquafan. E in una giornata infernale come quella di domenica, dove le malefatte degli arbitri fanno di Biscardi addirittura il nuovo che avanza, il vero rottamatore della discrezionalità nel calcio, da disinnescare con l’occhio tecnologico che non è quello di Marotta, appare Moggi come un’ulcera duodenale, che a proposito di tecnologia propone con fare mafioso a Della Valle l’arte della conservazione delle intercettazioni, tirate fuori dalla pece della sua reputazione e conservate alla scapece, lui che è il vero Scarfece del calcio, che a differenza di Al Pacino non è imbiancato dalla cocaina ma dalla farina del suo sacco, che ha usato per la frittura delle griglie arbitrali al posto delle triglie. E non è un caso che Lukcy Luciano esca fuori proprio il giorno che si riparla di tecnologia, argomento che viene usato come un defibrillatore dalla famiglia Biscardi per ridare ad Aldo una scossa prima di rimetterlo nella formalina, o come si dice in suo onore, nella formaldaide, perché Moggi, oggi, non vorrebbe più essere costretto a chiudere manualmente gli arbitri nello spogliatoio, ma farlo almeno con un telecomando se non inviando un sms che agisca sull’elettroserratura, così come fa Conte da vero innamorato del calcio che non usa il Ponte dei Sospiri sempre troppo congestionato, ma usa invece il ponte radio per dare indicazioni alla squadra e scansare così le code e aggirare le sentenze. Tecnologia che mortifica anche il povero Marotta, che ha la vista disassata, anche se bisogna dire che per quello che ha combinato alla Fiorentina nell’affare Berbatov, con le successive e reiterate fesserie per giustificarsi, meriterebbe una sassata nel capo, ma noi siamo la società del fair play e alla lapidazione preferiamo sempre la depilazione, vedi Borja Valero, Migliaccio e Olivera, perché Biscardi in preda a un rigurgito di formalina e incurante degli inviati di Striscia sempre a caccia di ciarlatani, si è fatto passare per un luminare in grado di correggere il difetto di Marotta che ha un occhio che rotea normalmente mentre l’altro è fisso sulla linea del fuorigioco di Catania e praticamente sempre al di là o al di qua di dove dovrebbe guardare, insomma, alla fine il piacere che ci ha fatto lui nella vicenda Berbatov evitandoci delle brutte figure, gliel’ha fatto Biscardi impiantandogli un sistema di lettura targhe, nella foto alcuni momenti della messa a punto, in modo da evitargli la brutta figura di scambiare la luce di un top player, per quella degli stop di una Crysler.