Nel
calcio ci sono tante idee d’azzardo che alla fine formano una grande
bisca d’idee, certe strisciano come una biscia, altre sono frutto di una
tresca, di una matrioska che serve a nascondere gli scandali dentro a
se stessi, ma dalla bisca si staglia, illuminato, il suo esponente più
innovativo che è sempre stato Biscardi, il più longevo sostenitore della
tecnologia in campo, un autentico Rommel nel deserto della moralità ma
non del tartaro, come invece aveva scritto erroneamente Dino Buzzati,
perché nel calcio si è contraddistinto sempre e solo chi ha masticato le
regole della connivenza e della sudditanza, magari davanti a un fritto
di paranza. Biscardi, un’autentica volpe che già ai tempi di Tonino
Carino, Bubba, Necco, Ferruccio Gard e Cesare Castellotti era un
precursore a tutto tondo, e quindi non solo della moviola, ma anche
dell’uso del congiuntivo con il primo algoritmo del rapper, il più
colorito uso della lingua italiana e dei capelli, il cui tono caldo
della carota è stato poi ripreso dal Mulino Bianco per dare alle Camille
l’aria sana dell’ortaggio più comune, un uso sgangherato del
congiuntivo quindi, che avrebbe visto poi la sua età dell’oro con
l’avvento sulla scena di Corvino. Mentre Della Valle dovrebbe prendere
esempio proprio da quella grande schiera d’inviati del Novantesimo
Minuto, perché mentre lui non è riuscito a realizzare ne Cittadelle e ne
parchi a tema vari, Ferruccio Gard realizzava Gardaland e tra i
giocatori Pietro Fanna, l’Aquafan. E in una giornata infernale come
quella di domenica, dove le malefatte degli arbitri fanno di Biscardi
addirittura il nuovo che avanza, il vero rottamatore della
discrezionalità nel calcio, da disinnescare con l’occhio tecnologico che
non è quello di Marotta, appare Moggi come un’ulcera duodenale, che a
proposito di tecnologia propone con fare mafioso a Della Valle l’arte
della conservazione delle intercettazioni, tirate fuori dalla pece della
sua reputazione e conservate alla scapece, lui che è il vero Scarfece
del calcio, che a differenza di Al Pacino non è imbiancato dalla cocaina
ma dalla farina del suo sacco, che ha usato per la frittura delle
griglie arbitrali al posto delle triglie. E non è un caso che Lukcy
Luciano esca fuori proprio il giorno che si riparla di tecnologia,
argomento che viene usato come un defibrillatore dalla famiglia Biscardi
per ridare ad Aldo una scossa prima di rimetterlo nella formalina, o
come si dice in suo onore, nella formaldaide, perché Moggi, oggi, non
vorrebbe più essere costretto a chiudere manualmente gli arbitri nello
spogliatoio, ma farlo almeno con un telecomando se non inviando un sms
che agisca sull’elettroserratura, così come fa Conte da vero innamorato
del calcio che non usa il Ponte dei Sospiri sempre troppo congestionato,
ma usa invece il ponte radio per dare indicazioni alla squadra e
scansare così le code e aggirare le sentenze. Tecnologia che mortifica
anche il povero Marotta, che ha la vista disassata, anche se bisogna
dire che per quello che ha combinato alla Fiorentina nell’affare
Berbatov, con le successive e reiterate fesserie per giustificarsi,
meriterebbe una sassata nel capo, ma noi siamo la società del fair play e
alla lapidazione preferiamo sempre la depilazione, vedi Borja Valero,
Migliaccio e Olivera, perché Biscardi in preda a un rigurgito di
formalina e incurante degli inviati di Striscia sempre a caccia di
ciarlatani, si è fatto passare per un luminare in grado di correggere il
difetto di Marotta che ha un occhio che rotea normalmente mentre
l’altro è fisso sulla linea del fuorigioco di Catania e praticamente
sempre al di là o al di qua di dove dovrebbe guardare, insomma, alla
fine il piacere che ci ha fatto lui nella vicenda Berbatov evitandoci delle
brutte figure, gliel’ha fatto Biscardi impiantandogli un sistema di
lettura targhe, nella foto alcuni momenti della messa a punto, in modo da
evitargli la brutta figura di scambiare la luce di un top player, per
quella degli stop di una Crysler.