C’è commistione a giro, che non è una violenza verbale di quelle per le quali certi moralisti buffi mi accusano di aver permeato il blog. La commistione in questo caso è come la famosa amalgama, che sempre i soliti moralisti buffi andranno a cercare su wikipedia pensando che siccome finisce per A possa essere un centravanti boA. A pensarci bene anche la loro superbia finisce per A, e in Santo Spirito una persona così, per coerenza di finale con la A, la definiamo una fava. Per fortuna sono un sanfredianino atipico, porto pazienza e soprattutto poesia, tanto che qualcuno mi dice che sono persino “buho”, perché in San Frediano per certa gente buffa che soffre di disturbi della personalità, non viene perso tempo con le offese o con l’ironia, solo con chi se lo merita, il popolo Diladdarno è molto più diretto di me e non gira intorno alle metafore, non si trova neanche troppo bene quando incontra una persona bipolare perché non sa con precisione quale delle due offendere. In Oltrarno sull’argomento si è sempre preferito la terapia d’urto. C’è infatti un amico del Bambi, un calciante storico di parte bianca amico di famiglia, che pur non essendo dottore, con le sue manone callose e miracolose da fabbro, la gente chiama “Froidde”. A lui basta una labbrata e loro si risvegliano subito da quell’ambiguità stagnante nella quale rimangono impantanati per la maggior parte della loro esistenza. Sempre quando non sono su wikipedia a cercare la strada per tornare a casa. La dolce commistione che segnalo oggi a chi non ha bisogno ne di wikipedia e nemmeno del Lexotan, è quella tra gli amati quadri di Edward Hopper e un regista che pur essendo austriaco fa Deutsch di cognome, e non è un regista come lo è invece Aquilani per i bipolari. L’America amara e struggente riprodotta su tela da Hopper prende vita in un lungometraggio intitolato “Shirley, vision of reality”. E Shirley non è neppure un attaccante che gioca nell’Arezzo. Cinema e arte ancora insieme, eccola la commistione, la metafisica pervasa da luci fredde e irreali, con i personaggi calati nelle loro decadenti introspezioni, fedelmente animate nell’opera cinematografica che trasforma in film 13 celebri dipinti dell’artista americano. lo trovo geniale. E così ho subito pensato a qualcuno che mai dovesse animare questo blog. L’ambientazione tipica fiorentina della mia copertina, i rimandi al David di Michelangelo, alla Cupola del Brunelleschi e a Santo Spirito potrebbero essere riprodotti con qualcosa però anche di già visto purtroppo, di trito e ritrito, di scontato insomma, ma con il lampredotto e con il fatto che si parla di Fiorentina, e quindi anche di torti arbitrali, potrebbe venir fuori qualche cosa di altrettanto geniale tipo “Camera con svista”.
PS: oggi vado al Frejus, noto centrale difensivo del Bardonecchia.