La formazione di partenza era quella giusta, l’approccio no. La sconfitta non ci sta nel complesso, ma le partite si vincono con i giocatori risolutivi, e mentre la Lazio gioca con Djordjevic e dietro di lui ha un campione del mondo, i nostri migliori due là davanti sono più in là. Da qualche altra parte basta che non sia il campo. I giovani sono forti, ma vanno aspettati, bisogna concedergli delle pause e si possono anche sostituire senza gridare allo scandalo. Il palo e il colpo a botta sicura di Alonso respinto dal Baba, un paio di episodi dubbi in area, il rosso sacrosanto risparmiato a Radu e zero sfruttamento dei calci piazzati fanno parte del gioco. Sfortuna ed errori, compresi quelli dell’allenatore, vanno accettati perché sono parte dell’ingranaggio. Non amo particolarmente andare per mercatini del web alla ricerca del capro espiatorio di marca, la mia cultura dello sport è popolare, sono più ignorante, ma in una partita come quella di ieri quello che trovo davvero insopportabile, quello che mi da il voltastomaco come a Babacar che evidentemente è un attaccante sensitivo, è la mancanza di rispetto per il calcio stesso e per chi lo ama davvero. L’amarezza non è tanto per la sconfitta, perché quella è parte sana del gioco, poi passa, la delusione più grossa, quella che invece rimane, è per un movimento che ha perso ogni dignità e fa di tutto per ribadirlo. Quello che vive di pantomime e che anche ieri mette su un teatrino vomitevole, quello che Babacar ha cercato di denunciare con qualche fiotto, e lo fa con un atteggiamento ostruzionistico come quello della Lazio, che è il peggior spot per l’intero movimento, è una truffa ai danni del consumatore fatta di spezzettamento del gioco reiterato, perdita di tempo sfacciata, crampi, sceneggiate varie come la vergognosa simulazione di infortunio da parte di Marchetti, con la complicità di un arbitro che non solo la permette invece di difendere il gioco, ma che è addirittura così scarso da certificarla con 8 minuti di recupero. Almeno fai finta di niente testone. Non lo mettere nero su bianco. Come se dare l’equivalente del tempo perso sia la stessa cosa che non permettere ad una squadra di giocare quando le gambe ancora girano. La sensazione è che ad uscire sconfitto sia proprio il nostro amato giocattolo, ormai purtroppo rotto in mille pezzi, ne viene fuori una mancanza di dignità e di rispetto per il pubblico, nessuna etica morale e professionale. Conta solo vincere, e perdere diventa un dramma dentro al quale cercare il colpevole da scarnificare. Non esiste cultura sportiva nel nostro calcio, a partire da chi il calcio lo insegna, fino ai giocatori che usano tutti i mezzucci per raggiungere quell’unico scopo. Fregare gli altri, avversari, arbitri e tifosi. A me quindi la Lazio non è piaciuta proprio per niente. L’ho trovata una squadra indegna di partecipare a un campionato di massima serie. E indegne mi sono sembrate anche le parole di Pioli che addirittura non ha trovato giusto quel recupero. Un altro che ha perso un’occasione per stare zitto e ha dimostrato il suo valore di uomo. Gentuccia che ci sguazza in questo mondo. E non mi riconosco neanche in quei tifosi che non sanno perdere, quelli che evidentemente non conoscono le regole di un gioco che prevede tre risultati, e non è scritto da nessuna parte che per una squadra che merita ce ne deve essere un’altra che demerita. E’ tutto troppo esasperato, tutto, a cominciare da chi sono settimane che non parla altro che di rinnovi, fino ad arrivare ai chiari sintomi dell’ossessione della sconfitta, che poi portano a reazioni scomposte davanti ad una partita andata male, tanto da rimettere ogni volta in discussione tutto e il contrario di tutto. La sconfitta nel nostro mondo viene trattata con la parola “grave”, con conseguenze per l’umanità che si chiamano “crisi”. E poi si esalta la Premier perché se in una partita vengono fischiati quattro rigori non c’è nessun capannello in campo, nessuna spinta, nessuna vergognosa simulazione. Io dico che anche fuori dal campo il nostro campionato è vergognoso. La parola crisi la utilizzo per identificare la mancanza dei valori. Dentro e fuori dal campo. Valori morali e sportivi. Manca totalmente la serenità di giudizio che poi fa si che dopo ogni sconfitta ci presentiamo davanti alla nostra passione con la bava alla bocca. Dopo ogni sconfitta ringhiamo come mastini napoletani. Ricordo agli amanti del mister, che Montella pur essendo napoletano non ringhia come noi. Lui così scarso ha però ancora la capacità di sorridere. Si, lo so che tanto è come parlare ai sassi, ma non a quelli di Matera naturalmente, perché il nostro mondo è capitale europea dell’ignoranza sportiva.