Oggi voglio ripercorrere al contrario quel brutto sentiero inerpicato sulla discriminazione territoriale che ci aveva portati a guardare Corvino dall’alto della nostra intolleranza, parole che suonano ancora più stonate all’indomani dell’ultimo Babacar. Le ripeto tornando indietro giù verso la piana, “Firenze non è Lecce”, “Firenze non è Lecce”, “Firenze non è Lecce”. Sono ingiuste. Come se qualcuno a noi ci avesse detto che “Il Salento non è via dell’Ariento” solo perché dalle parti di via Santantonino non ci sono muri che parlano meglio di Cassano, che parlano in versi la lingua di Dante e Gianni Rodari, di Fernando Pessoa e Pablo Neruda, di Goethe e Walt Whitman. Come invece accade a San Michele Salentino, uno dei più piccoli comuni del Brindisino, dove la gente stappa bottiglie per dovere di cronaca, e dove l’iniziativa di un’associazione del luogo ha ridipinto di poesia le mura di palazzi e ville in ogni angolo della città. Complici gli operai messi a disposizione dall’amministrazione comunale, che al pari di quelli di Quadrifoglio costretti a intervenire con gli idranti pe mandare via la gente dal sagrato della movida, hanno preceduto i writers, dando una mano di bianco alle pareti, endecasillabi sciolti e rime baciate accompagnano la quotidianità delle gente che lì ci vive. L’effetto finale è stupefacente, tanto quanto il lavoro a monte dell’attacco poetico che sembra abbia contagiato tutto il paese, come racconta una delle promotrici dell’iniziativa sulla sua pagina FB: “C’è la finestra che ci aspetta. C’è la gente che passa, che si ferma e chiede. Ci sono i romeni che ci danno la scopa per tirare le linee. Domenico che ci dà la scala. Maurizio che ci dà un blocco notes. Alessandro che fa il caffè. Rocco che farà il guelfo bianco. Ci sono le rondini che volano basse sulle nostre teste. C’è l’allegria. Arriva la mia amica fresca di chemio. Raffaella parla con tutti e rimedia con ironia ai nostri guasti. Grazie a tutti. Abbiamo onorato la nostra “semenza”. Il temporale può attendere. C’è il paese e questa è poesia”. Street poetry dunque, anche a Sud, come è già accaduto a Roma e Milano, a Porto Marghera e Castelluccio di Norcia, una storia che ha origine non meno di duemila anni fa, rinverdita da Acción Poética, movimento internazionale di street poetry nato nel 1996 dall'intuizione del messicano Armando Alanís Pulido, che diceva: “Che la gente non legga poesia non significa che non ne abbia bisogno”. Firenze risponde con le sue bottiglie piene di urina lanciate dagli abitanti di piazza Santo Spirito per liberare il territorio dagli invasori rumorosi. Una guerriglia urbana che vede protagonisti i fiorentini intenti a preparare scrupolosamente le munizioni scrivendo il loro disagio in versi proprio sulle etichette di quelle bottiglie. Poesia biologica del degrado.