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sabato 12 ottobre 2013

Vicoli

I figli servono a capire anche i propri errori, nel confronto a volte spigoloso con Tommaso sulle metodologie di studio, mentre cercavo di insegnargli quali fossero le migliori ho capito che qualcosa di sostanziale invece sbagliavo. Quello che volevo far passare per un metodo di studio addirittura da tramandare, in realtà grazie allo spirito di osservazione di Tommaso si è dimostrato uno tra i peggiori, sicuramente uno dei meno efficaci, un po’ come l’ultimo periodo di Prandelli a Firenze, insomma, alla fine mi sono accorto di non poter insegnare niente riguardo a questo, e ho capito anche del perché di quei miei voti così bassi, è stato Tommaso che si è accorto del mio errore, altroché. Per i passaggi importanti usavo l’evidenziatore nero. Mentre per finire il discorso di ieri sul periodo di crisi che si abbatté su San Frediano quando le donne cominciarono a guardare alla futura sicurezza economica invece che a pensare ad un presente nel quale era sicuro solo che avrebbero perso la verginità, alla fine pensai di andare su quelle più brutte, diciamo come il secondo tempo della partita della Nazionale di ieri, pensando ingenuamente che avendo meno chance avrebbero accolto con gioia le attenzioni dei maschi rifiutati, e allora provai con la Gina, una ricciolina racchia dalle sopracciglia unite come quelle di Bergomi e dai capelli crespi come la stoppa, una ragazza che prima dell’avvento degli statali nell’immaginario collettivo femminile di San Frediano, da quanto era brutta anche le sue Polaroid non volevano uscire dalla macchina, insomma, per dire che anche una brutta come lei si prese gioco di me perché puntava tutto su un bidello ancora zitello dell’Istituto d’Arte, mi disse vieni a casa mia che non c’è nessuno, andai e non c’era veramente nessuno. Fu un periodo brutto, ci fu la carestia sessuale per le strade del quartiere, si sfiorò l’accattonaggio quando il Salucci chiese a una suora un po’ di comprensione e lei per tutta risposta gli diede una labbrata, mi ricordo che dalla disperazione feci l’abbonamento all’Ataf in modo da prendere l’11 che era sempre così affollato che non solo anche l’autista stava in piedi, ma potevo strusciarmi e fare la mano morta. Presi molte più labbrate del Salucci. Per tornare alla Fiorentina, invece, devo chiedere scusa a tutti coloro che ho preso ingiustamente in giro non capendo perché ce l’avessero tanto con i Della Valle, oggi grazie a un mio cugino di Sant’Elpidio a Mare ho capito la vera natura dei fratelli marchigiani, quella sua terribile esperienza vissuta in una delle loro fabbriche mi ha aperto finalmente gli occhi. Mi ha raccontato che i Della Valle non appena hanno la sensazione che in fabbrica ci sia un po’ di disordine, quando vedono che si profila uno sciopero, prendono i loro yacht e se ne vanno in crociera, uno alle Bahamas e l’altro alle Mauritius, questi sono i loro tanti impegni, quelli per intendersi che poi non gli consentono di assistere agli allenamenti o a portarci in serie B come ha fatto Zamparini che invece è sempre sul pezzo. I Della Valle in questi viaggi non vanno da soli, no, si portano con loro anche un po’ di operai, uno di questi è stato appunto mio cugino, ma mentre io sapevo che erano viaggi premio, lui mi ha assicurato che erano lì come ostaggi. Oggi vorrei chiudere con una considerazione di carattere geneticometropolitano, vorrei sottolineare cioè quella capacità tipica Diladdarno di trovare sempre una soluzione a tutto, in poche parole di cavarsela comunque pur avendo un’intelligenza poco al di sotto del livello dell’Arno. Un’affermazione che potrebbe sembrare anche una contraddizione, ma che invece è una reale dote sviluppata proprio grazie alla particolare genetica urbana che ci contraddistingue, ovvero un’ estensione mentale della capacità di riuscire a posteggiare la macchina in strade e vicoli molto stretti. Lo so che sembrerà strano a chi è cresciuto sui viali, ma la necessità di doversi confrontare con il disagio dovuto a una conformazione stradale svantaggiata ha di fatto aiutato noi abitanti di San Frediano a supplire ad una sostanziale mancanza d’intelligenza presente invece in altri quartieri della città. Non esiste nella storia di San Frediano che ci sia stato un solo nativo ad aver frequentato il liceo classico se non per andare a cambiare un vetro, comunque alla fine pur avendo un cervello molto piccolo, quando due nostri pensieri si incontrano riusciamo con quella capacità di fare manovra nello stretto a farli defluire senza ingorghi. Anche quando partono dal cuore.