Dall’avvento di Montella in poi a Firenze si parla molto di possesso palla, in San Frediano si continua a moccolare a prescindere da tali percentuali, si dirà che è un intercalare tipico Diladdarno, ma intanto si smadonna confrontandosi in maniera più pratica con i problemi di tutti i giorni. Il Salucci dice che il possesso palla è roba da finocchi, e se proprio di percentuali bisogna parlare, lui che è un po’ esoso e allo stesso tempo esoterico, sostiene che il 58% degli italiani non crede nella reincarnazione del gioco a uomo, il 42% invece ha come l’impressione che questa domanda gliela abbiano già fatta. San Frediano è un quartiere popolare, quando piove come oggi la sua bellezza diventa scivolosa anche se ci si ripara sotto la grondaia del quotidiano, si dicono tante cazzate con qualche perla di saggezza disseminata sui marciapiedi come la merda di cane. Quando si dice che pestarla porta fortuna è per questo motivo, tra una bestemmia e un’altra dalle botteghe sopravvissute al bombardamento della globalizzazione può nascere filosofia artigiana. L’ortolano di via Sant’Agostino sostiene che per quanti progressi abbia fatto la medicina, non esiste ancora la cura per un comune compleanno, che non è un concetto che può passare così inosservato tra i “carciofi” in quanto clienti e le meravigliose “mele” della Beatrice. Io che sono sostanzialmente una gran testa di cazzo ho trovato geniale il modo di dirmelo che usa solitamente Marione mentre mi fa il panino con il lampredotto e io gli rompo i coglioni in tutte le maniere possibili, non so dove l’ha letto, o se la sua è pura filosofia interiore come è “interiore” quello che vende, e riferito al fatto che io sono un aizzatore di professione, sostiene che l’ereditarietà è un fenomeno splendido perché anche nel mio caso mi solleva dalla responsabilità dei miei grandi difetti. Che non è la stessa cosa di mandarmi affanculo, è molto più fine, sono quegli atteggiamenti tipici Diladdarno che ti disarmano, poi ci sono le fave, e questo è un altro aspetto ancora che caratterizza il quartiere quasi quanto l’odore di piscio in certi angoli più nascosti. Quindi non è raro trovare qualcuno che mentre prendi il caffè in piazza Santa Felicita ti prende per il culo chiedendoti se il formaggio con le pere è femmina. Comunque
siamo gente pratica, da sempre molto manuale, come l’autoerotismo, abbiamo l’artigianato nel sangue e la festa dell’Artigianato alla Fortezza da Basso, il tasso alcolemico mai basso e ci piacciono le fiche more come la Forteza, che poi è la prima Lorena che tromba in casa dei Medici, per dire semplicemente che ci rimbocchiamo le maniche e facciamo, o meglio ancora che tra il dire e il fare c’è di mezzo e il. In fondo in fondo siamo brava gente, spesso il nostro fondo presenta tracce di umidità vistose perché nel ‘69 è stato sicuramente alluvionato, non c’è traccia di gobbi se non gratinati, siamo semplici come un piatto di cannellini conditi con olio e pepe, anche se amo la scarpa bicolore, non è ben vista, è vissuta come una smargiassata, diamo tutto tranne il culo, ma non amiamo essere traditi perché anche se non abbiamo la tradizione dolciaria partenopea, con noi è inutile continuare a versare il rhum, tanto uno stronzo in San Frediano non diventerà mai un babà.
