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mercoledì 9 ottobre 2013

Qualcosa di rosa pallido

Ogni volta che Prandelli torna d’attualità con la Nazionale rivivo drammaticamente i giorni della scissione, per molti il sale della vita per me il sale nella ferita, perché per tanti di noi è stato soprattutto uno spartitraffico tra la passione per la Fiorentina e l’odio per i Della Valle. Prandelli a Firenze è un monumento ai caduti, e quando lo vedo mi commuovo per quei miei compagni che non ci sono più, e allora, come un automa vado a deporre una corona di alloro ai piedi della fermata del 37 in piazza della Calza, e aspetto, raccolto, che passi l’autobus per Tavarnuzze e si porti via verso l’Impruneta il ricordo di quei tifosi. Quando dico che non ci sono più quei miei compagni intendo dire che hanno lo sguardo assente, sono seduti sul 37 senza dare nemmeno il posto agli anziani, si sono spenti, delle volte mi ricordano l’assopimento chimico del Bambi dopo il metadone, altre invece guardano la Fiorentina oltre il vetro del 37 come guardano il National Geographic, con lo stesso atteggiamento cioè con cui guardano Penthouse, per vedere quei luoghi meravigliosi dove non riusciranno mai ad andare. So per certo, che tutti coloro che hanno storie sentimentali aperte, da quando Cesare se ne è andato via hanno cominciato a parlare da soli, a chiedersi del perché invece non se ne siano andati via i Della Valle, e il casino è che lo chiedono anche durante l’amplesso, con il risultato che la ragazza alla fine s’incazza perché non vuole essere svegliata. Ad ogni nuova conferenza stampa, ripercorro con la mente quei giorni dove tutti eravamo ancora felici, prima che si disallineasse la passione, al Goretti che sta in San Niccolò è successo anche di peggio, non ha perso solo Prandelli e la fede, ha perso anche il fratello gemello, da quando è successo il fattaccio non si ricorda più nemmeno del suo compleanno. Ormai la loro passione non ha più logica, non riesco a seguirli nella battaglia sconsiderata contro i Della Valle, la loro fede ribaltata mostra solo un negativo della passione, un trionfo di contraddizioni come chi combatte per la pace, che alla fine è un po’ come fottere per la verginità. Le donne poi, loro si che sono cambiate, irascibili, sanno di fumo e non cucinano, non amano solo Montolivo e ce l’hanno semplicemente con i Della Valle, no, loro si sono così incattivite che non hanno più peli sulla lingua, e se li hanno non sono i loro. Tutta questa gente l’ho persa, da quando Cesare non c’è più, in molti hanno smesso di mangiare il lampredotto, e questo già di per se vuol dire tagliare il cordone ombelicale con la città per scorrazzare liberi al Salone del Gusto di Torino, ma il lutto no, quello mi è sempre sembrato davvero eccessivo soprattutto se adottato anche per fare l’amore, i più colpiti infatti usano preservativi neri non rendendosi conto che il nero snellisce un casino. La fine della storia di Prandelli si può leggere in più modi, è chiaro però che oggi chi continua a rimpiangerlo è lo stesso che dopo aver letto sul Rider Digest che le sigarette fanno male, ha smesso di leggere il Rider Digest. Tornate vi prego, non c’è più tanto tempo da perdere, tra un po’ Cesare andrà via anche dalla Nazionale e non ve la potrete prendere anche con Abete, lui non è marchigiano e nemmeno una Arbre Magique, e seguire ancora morbosamente Prandelli probabilmente vorrà dire rinunciare definitivamente al gemellaggio con il Toro, vorrebbe dire liberarsi dal Gat per passare a Mughini. A niente serve annegare i propri guai nell’alcool perché i guai hanno il patentino da bagnino. Io vorrei tanto che tornaste, davvero, non ha più senso continuare così, vi state buttando via, è passato tanto tempo ormai, non voglio dire che Cesare non sia arguto, ma vi ricordo che è cresciuto a Orzinuovi, un paese molto piccolo, tanto che non hanno nemmeno uno scemo del villaggio e visto che lo facevano a turno, il suo è capitato l’ultimo anno e mezzo di Fiorentina. Apprezzate invece Montella e le sue interviste mai banali, così libere, senza nemmeno il codice etico che delle volte è così troppo etico che diventa limitante, senza soprattutto le associazioni strane a cui ci aveva abituato Prandelli, si, insomma , il piede col pediatra, oppure quando perdevamo e usciva fuori soddisfatto non potendo amputare niente ai suoi ragazzi. Dai, su ragazzi, la vita è breve, probabilmente quest’anno alzeremo una coppa, non fate che adesso la Viola no perché c’è Della Valle, e la Juve proprio no anche se con Prandelli, perché così non vi rimarrà altro che seguire Montolivo e la sua squadra, e saranno cazzi vostri perché anche quando andrete in paradiso grazie proprio alle raccomandazioni del Santo e sentirete che vi mancherà qualcosa a cui non riuscite a dare un nome, ma vi viene in mente solo un rosa pallido, Dio non penserà che volete una donna bella come Florinda Bolkan, no, vi farà avere la Gazzetta dello Sport.