Stendiamo un velo pietoso sul codice etico di Prandelli visto che sembra non sapere proprio neanche dove sia, così come Balotelli che non sa più nemmeno dove si trova l’Africa, ma mentre Mario non lo sa perché a mettere a posto è la mamma, Cesare potrebbe facilmente individuarlo nella libreria del soggiorno, l'unico con la copertina a strisce bianche e nere. E’ un codice etico scritto a quattro mani con la Benedetta Parodi e utilizzato alla bisogna quando c’è gente a cena, quando insomma c’è da rivogare gli avanzi della morale del giorno prima. Ma a proposito di velo pietoso è sicuramente più interessante capire cosa c’era sotto a quello alzato dalla Mila che abitava nel rientro in fondo a via de’ Serragli. E’ successo a metà degli anni settanta, sposata con il carrozziere di sotto, lui scompare lasciando lei nella disperazione e il socio senza più chi scartava le macchine. Ricordo che le ricerche furono infruttuose sino a che, dopo un mese, viene trovato il cadavere di un uomo in Arno all’altezza della Pescaia Santa Rosa. Fu uno strazio quando Il maresciallo chiamò la Mila per il riconoscimento. Il corpo era quasi irriconoscibile, vista la lunga permanenza in acqua. Quando venne scoperta la testa dell'uomo, la Mila non lo riconobbe. Le circostanze furono note a seguito di un articolo di Sandro Bennucci sulla Nazione, dettagli che diedero vita a dicerie di quartiere, perché nell’articolo molto preciso si leggeva che il maresciallo consigliò la Mila di guardare meglio, per essere sicura, e così scoprì il cadavere fino alla cintola. Ma la Mila confermò di non riconoscerlo. Proprio come Balotelli l’Africa e Prandelli il codice etico quando non gli fa comodo. Nell’aricolo che appassionò San Frediano più di una puntata di Montalbano alla settima replica, il Bennucci riuscì a tenere tutti con il fiato sospeso quando arrivò a scrivere che il maresciallo consigliò la Mila di guardare anche le parti intime per essere più sicura. La Mila alla fine tirò un grande sospiro di sollievo, ne ebbe la prova e fece anche di più, firmò sul verbale che quello non solo non era suo marito ma neanche nessuno di San Frediano. La Mila era una gran puttana, ma anche senza un codice etico come quello di Prandelli, Balotelli non lo avrebbe mai convocato a casa sua, uno che divide le donne in due categorie, quelle con il cellulare e quelle con la cellulite lei non l’avrebbe voluto, lui che quando la Fico gli ha chiesto maggiore libertà le ha ingrandito la cucina, quando lei gli ha chiesto per il compleanno un ombrello di Gucci lui si è rifiutato sostenendo che tra la camera da letto e la cucina non piove. Insomma, Prandelli ha bisogno del Balo e tutto il resto non conta, perché Cesare lo sa benissimo che per recuperare il Balo non basterebbe un miracolo, perché mentre a volte a Lourdes i film muti si mettono a parlare, non si è mai visto uno in piedi cadere per prendere un rigore, piuttosto uno su una carrozzina alzarsi. La storia di questo codice etico è triste come la birra senz'alcool e Balotelli per Prandelli sembra uscito da un rapporto sui giovani a cura della Comunita' Europea. Nella fattispecie è il talento giovane e indisciplinato che ogni regista di documentari sui giovani potrebbe sognarsi di notte. Un codice etico un po’ sgualcito quello che si insegnava ad Orzinuovi, come uscito da una centrifuga di provincia, e un codice etico così non poteva che forgiare un uomo puritano, e infatti l’unico numero di maglia che ha sempre eliminato dalle sue squadre è il 69. Mentre alla Mila piaceva così tanto, godurioso proprio come il gol della Fiorentina al sessantanovesimo all’Olimpico. Come lo scudetto del 69. Mentre il marito della Mila alla fine era semplicemente scappato con una donna dal codice etico tipico di Coverciano.