Quando gioca la Fiorentina al Franchi rispolvero volentieri un modo di dire che è a metà strada tra l’esclamazione tipica dopo il ritorno da un viaggio e una frase di Bergonzonii, “Casa Dolce Casa”, un po’ proverbio e un po’ rivista di Arredamento Pasticceria Arredamento. La Fiorentina è il dolce di fine giornata, a volte l’amaro, è l’arredo che riveste la passione di una vita. L’Artemio Franchi è intimo come il bagno di casa, a volte sono seghe, altre è occupato dalla sfiga o da Bergonzi e così ci si caca addosso. Da bambini si era tutti più liberi, invece, da infrastrutture mentali e non solo mentali proprio come il bagno, spesso ci si liberava pisciando felici sui muri. Firenze mi piace per due motivi: il primo e il secondo, nel calcio però ci sono anche i maledetti minuti di recupero che sono sempre di più, oggi la Lega sta addirittura pensando di non chiamarli più minuti ma quarti d’ora di recupero. Sono posticci e pericolosi i recuperi, fanno vivere in ansia la coda della partita, più di quanto Lele vive la crisi, sono guano a tappare le arterie, il recupero è terrore, è occhio sbarrato. In quell’arco di tempo il tifoso teme di essere colpito da una freccia. Il tifoso napoletano teme soprattutto Cuadrado. La partita è alle porte e io sono già alla finestra, mi piace guardare le prime luci del mattino, i primi rumori, spesso dedico i primi pensieri a chi non c’è più come il babbo, oppure a chi ha deciso di andarsene troppo giovane perché non stava più bene con se stesso, come Stefano, che un giorno decise di suicidarsi, si mise la camicetta di quando aveva quattro anni e allacciò il bottone del colletto. Il fatto che lei l’aveva lasciato non è mai riuscito ad accettarlo, ma quando penso a loro li ricordo felici, capaci di baciarsi sulla terrazza mentre molti si baciano sulla bocca. Oggi che giochiamo in casa ricordo Stefano con il quale ho fatto tante trasferte, vorrei dedicargli la vittoria di stasera come per roportarlo a casa, aveva tanti amici e abbiamo sempre cercato di dimostraglielo anche se non è servito, alla manifestazione d’affetto infatti c’erano tanti cartelli per lui. Devo aprire una parentesi visto che ieri si è parlato di molti problemi che affliggono l’Italia, ma nessuno ha accennato allo scandalo dei preti pedofili, e a questo proposito vorrei precisare che io non ho mai fatto sesso con i bambini perché non sono così religioso. Anche se oggi c’è un certo ritorno alla castità, molte donne infatti mi dicono di no, giovani e meno giovani, forse un valore ritrovato che proprio la chiesa sta cercando di far riscoprire, poi se funziona soprattutto con i giovani proverà anche con i preti. Per tornare a Stefano ricordo che quando vincevamo inventavamo storie, quando eravamo felici e affamati eravamo un po’ condizionati, se perdevamo il tema di fondo era invece sempre la merda, il meglio della nostra produzione si realizzava dopo aver espugnato campi lontano da casa, in quei ritorni da lontano avevamo il tempo per creare quella che oggi è una preziosa raccolta fatta di un unico racconto breve scritto dopo una vittoria a Terni ad una prima di campionato se non ricordo male con gol di Desolati. il succo della storia era che le foche esistenti sulla terra sono di due tipi, foche buone e foche cattive, solo che le cattive erano anche ripiene e le chiamavano focacce. Siccome ci fecero mappazza ricordo che per buttarle giù bevemmo proprio il succo del discorso. Se la prova che esiste Dio è che all'Ultima Cena ha fatto sedere tutti dallo stesso lato del tavolo, in modo che Leonardo li potesse dipingere, la riprova sarebbe la vittoria della Fiorentina stasera. Da dedicare a Stefano che non ci credeva. Quante bombolette spray ho finito e quanti pedaggi ho pagato per convincerlo.