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domenica 1 settembre 2013

La sterilità fa più male proprio quando una rimane incinta

Ci sono delle priorità nella vita, più in generale tre, al primo posto c’è quella di togliere la macchina il giorno della pulizia strade, al secondo di fare del sesso con una donna piacente, e al terzo di fare del sesso con una donna non piacente. Nella vita del tifoso la priorità è invece una sola, vincere. Solo per dire che stasera a Genova vorrei esercitarla, e dopo festeggiare accontentandomi di priorità da podio come il secondo o terzo posto. Il problema vero della Fiorentina di quest’anno l’ha riassunto bene Montella, sono le aspettative, perché da questa squadra si pretendono  non solo le vittorie, ma anche il bel gioco e la capacità di stupire. Si parte dalla Fiorentina dello scorso anno, seguita da un mercato che ci ha fatto sognare, con il risultato che oggi essere considerata una bella squadra ha assunto un significato diverso, se quella vittoria con il Catania fosse venuta nello passata stagione sarebbe stata una gran bella vittoria, quest’anno già meno, c’è infatti chi ha fatto boccuccia perché la percezione del bello è cambiata verso l’alto, essere una bella squadra non è più sufficiente, e questa anomalia mi ha ricordato tanto la Liliana, la più grande bucaiola di via del Campuccio negli anni settanta, sempre così preoccupata di non rimanere incinta anche se la sua situazione di coppia l’avrebbe dovuto escludere matematicamente, ma proprio in quella sicurezza scientifica si annidava il vero pericolo, così come oggi è nella bellezza della Fiorentina che non dovrebbero esserci dubbi, per la Liliana il vero problema era proprio la sterilità del marito che nel malaugurato caso fosse rimasta incinta avrebbe dimostrato in maniera inconfutabile quanto fosse stata maiala. Ci ha sempre sofferto per questo, per lei quei giorni in attesa delle mestruazioni sono sempre stati un inferno, a tal proposito ho ritrovato una vecchia foto che la ritrae proprio con quell’ansia che si riaffacciava puntuale tutti i mesi. La Liliana era la più sveglia di tutta la via, certo di più della moglie del Materassi che per avere rapporti sessuali senza figli si era inventata un sistema grezzo come il piede di De Sislvestri, e così prendeva e li mandava dai nonni in piazza Tasso. La soggettività è il problema serio di questo inizio stagione, ci siamo montolivizzati e abbiamo alzato l’asticella, ora è vero che Riccardo l’ha alzata anche troppo e da sotto è scappato via anche Boateng, ma anche noi non scherziamo, ormai abbiamo solo il Barcellona davanti agli occhi, come in tempi di umiltà estrema avevamo invece solo il bar Marisa davanti allo stadio dove ritrovarci, oggi ci ostiniamo a scambiare le Rampe per le Ramblas e la ribollita per la paella, a tal punto che anche un centravanti come Gomez sembra macchiarci la purezza della manovra, un’impurità tedesca come quella di un wurstel inzuppato dentro a un extra vergine d’oliva. Soggettività appunto, come quando un uomo dice zozzerie a una donna e viene considerata una molestia sessuale, quando invece è una donna a dire zozzerie a un uomo allora sono 2 € più IVA al minuto. Noto una certa schizofrenia in questo avvio da parte del tifo, e non solo per il fatto che qualcuno mette in dubbio le capacità realizzative di Gomez, più in generale mi sembra che ognuno lotti per fare uscire da dentro di se un marasma di personalità che provocano incoerenza, più personalità che cercano disperatamente la via di uscita e che per farlo spingono, e a volte a forza di spingere gli scappa semplicemente la cacca. Il tifo è strano a Firenze, è sempre la solita storia delle divisioni interne, dell’essere bastian contrari, i Guelfi e Ghibellini come l’Anelli e Tondini del viale Petrarca, roba trita e ritrita ma che a volte degenera nell’autolesionismo, a questo proposito ricordo Valdemaro che abitava a Marignolle, grande promessa del Porta Romana, lui come musica preferiva il jazz d’avanguardia, così come del resto qualcuno preferisce Gabbiadini a Gomez, per la verità a Valdemaro faceva cacare il jazz d’avanguardia ma comprava parecchi CD perché così era sicuro che nessuno degli amici gleli avrebbe potuti fregare. Alla fine aveva un sacco di CD e pochissimi amici, forse solo io perché a me invece piaceva. Nella sua famiglia avevano comunque tutti la musica nel sangue, mi ricordo ancora che da piccolo per la sua vaccinazione usarono la puntina del giradischi. Rintorcinamenti, eccessi, bisogno di trovare per forza la magagna ci portano a perdere di vista la realtà, che considero un uso improprio della pratica della passione, e per questo ho raccontato della famiglia di Valdemaro, perché anche loro la esercitavano in maniera così anomala, ma così tanto che il padre suonava il violino soffiandoci dentro perché gli piaceva più il sax, un po’ come sputare su Gomez perché si è venduto Ljajic, mentre il fratello di Valdemaro suonava il campanello. Era un virtuoso ma il problema era l’allenamento, non riusciva ad eseguire nemmeno gli esercizi più elementari, non dico gli accordi, spesso non riusciva nemmeno a fare le scale, scendevano loro e gli spaccavano la faccia.