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sabato 28 settembre 2013

Il futuro è viola

Mazzarri è antipatico, per spiegare da dove nasce la speranza che un giorno si possa vedere un uomo in camicia, sudata, con il cronometro in mano, correre così tanto a zig zag, ed evitando di farsi troppe domande su quello strano incedere, sparare. Perché con Mazzarri l’umanità fa un passo indietro, un doloroso ritorno verso il calcio paleolitico, per questo va abbattuto, per dare ancora un senso al patentino di Coverciano. Per crescere poi, bisogna saper accettare anche una sconfitta quando è maturata all’interno di un disegno che ci vedrà presto vincitori, a niente serve stare lì a recriminare, è pensare anti-calcio fino all’osteoporosi continuare a vedere la propria dimensione legata al ripetersi congenito della mancanza di rincorsa sulla pedana dell’ultimo salto. E’ di fatto una visione perdente quella del sostenere che tutte le volte che arriviamo lì succede sempre qualcosa, mi ricorda un po’ l’atteggiamento che avevo io quando mi interrogava la prof di fisica, quando facevo la fava per mascherare il fatto che non ero preparato, mentre chi continua a ragionare così è una fava e basta. Mi ricordo che alla lavagna la prof mi scrisse “Cosa succede quando un corpo si mmerge nell'acqua?". Non lo sapevo, non avevo studiato e allora scrissi “Suona il telefono”. Nella vita ci vuole anche il fattore K, che sta per culo, e c’è chi appunto come Mazzari scrive addirittura usando sempre e solo la K, tanto che nella casa nuova ha messo anche il Kamino, e alla domanda del giornalista che faceva presente l’errore, lui ha risposto che non si è mai visto un camino senza cappa. Io sto con Montella, no al calcio sparagnino di mascella stretta Mazzarri, no alle vittorie provinciali, si al Rinascimento del gioco, alla bellezza e all’equilibrio delle forme, Montella mago, Mazzarri trsite come il magone, poi mi si potrà dire che l’Inter è a 13 punti e noi a 10, ma io guardo oltre la siepe, mi tengo la prestazione investendo su un futuro ormai prossimo, mi tengo stretta questa mia opinione, e la difendo con forza, perché secondo me è un parere che peraltro condivido. Mi sembra che ci siamo fissati  un po’ con quelli che sono i luoghi comuni del calcio, li cavalchiamo insieme alla spuma che ribolle sulle onde dell’amarezza, perché le partite così le perdono anche le grandi squadre, si chiama sfortuna, ma anche infortuni, è la personalità dimostrata sul campo che ci dice che la Fiorentina è una grande squadra, non gli episodi singoli sfavorevoli, altrimenti diventa un analisi che mi sembra quel grande trionfo dell’ovvio che peraltro conosco bene perché è lo stesso che metto in scena con la Rita quando ci confrontiamo sul tema delle telenovelas, quando cioè chiedo conto sul perché la gente passa tutto il tempo a guardare le telenovelas, e lei mi risponde perché i personaggi fanno una vita che assomiglia molto a quella della gente reale, ma a me non non mi torna come a voi non torna che siamo una grande squadra, e infatti la inchiodo contestando quella visione, perché se fosse vero allora i personaggi delle telenovelas dovrebbero passare il loro tempo a guardare le telenovelas. A me viene da pensare, per esempio, che se decidiamo di definire Montella una tecnico importante, poi non si possa suggerirgli di far giocare Rebic considerandolo un deficente, visto che lui lo vede tutti i giorni, e noi che invece non lo vediamo mai lo faremmo giocare eccome, perché allora non ci facciamo delle domande semplici semplici, non lo fa giocare per masochismo oppure perché ritiene al momento di avere soluzioni che danno maggiori garanzie? La logica suggerirebbe di fidarsi di uno che riteniamo bravo e che ha tutti gli elementi per decidere, a differenza nostra, e magari farci altre domande del tipo “Ma cosa mangiano le formiche quando non facciamo i picnic?”. Certo, anche Montella può sbagliare, come le formiche mangiano anche quando non facciamo i picnic. Capisco che bisogna dare sfogo ad una delusione cocente, uno scenario che ci ha visti in paradiso per poi precipitare nell’inferno di un risultato bugiardo, però bisogna guardare oltre a quel risultato, una sconfitta non è sempre la stessa sconfitta, un po’ come gli sci, e mi sembra che dopo questa sconfitta alcuni si siano messi degli sci d’acqua cercando di trovare un lago in discesa. Sarà dura. Anche gli sci non sono sempre li stessi.