Chiuso il mercato si apre immancabile il confronto tra chi sta Diladdarno e chi no, un classico fiorentino quello della divisione e non solo per quartieri, finestre che affacciano su panorami e considerazioni diverse, rinascimentale come Raffaello e allo stesso tempo popolare come la Carrà. Per quanto riguarda l’Arno la problematica della divisione è stata risolta magicamente dai ponti, e pur provandone anche altri alla fine provo affetto solo per il ponte alla Carraia, quindi lo percorro volentieri per andare a trovare chi al di là di San Frediano rimane non del tutto soddisfatto della campagna acquisti. Uso i ponti per andare incontro a chi la pensa diversamente. Diciamo che in questo caso la divisione si manifesta partendo da una base comune di soddisfazione, per aprirsi poi a chi preferisce andare in via della Vigna e chi invece come me trova in Borgo San Frediano maggiori affinità elettive, quindi alla fine si parla di sfumature elettroniche, e io non voglio certo convincere nessuno, anzi, per la verità mi piacerebbe farlo ma non ne ho le capacità. Ricordo che una volta mi ero invaghito di una bionda che mangiava le crocchette di patate alla friggitoria di via de’Serragli, un vero tempio di un metro quadro nel quale si gustavano anche i roventini con una bella spolverata di formaggio grattugiato, mi piaceva tanto, la bionda, perché mentre addentava mi guardava, ed era come se volesse addentare la mia di crocchetta, ma pur essendo bionda non sono mai riuscito a convincerla, figuriamoci se voglio convincere voi, per sposarla provai anche a dirle che era incinta, forse non voleva essere sposata ma solo trombata, o forse non ha creduto di essere incinta, con voi al limite posso provare a dire che Hegazy è meglio di Gonzalo e Rebic di Gomez. Però questa è una bella discussione perché ci permette di analizzare reparto per reparto, ruolo per ruolo, giocatore per giocatore, una bella ginnastica per mantenere in forma la passione, mentre la mia passione per la bionda l’ho allenata consumandomi la crocchetta da solo in bagno. Diciamo che non me ne sto certo a poppa come l’immagine potrebbe far pensare, ma decisamente a prua in modo da prendermi eventualmente la poppa in faccia, quella si fedele all’immagine, insomma tutto il vento dell’ottimismo addosso compresi i capezzoli, la mia tecnica è molto semplice, mi protraggo sul punto estremo ad aspettare che si vinca qualcosa in modo da essere davanti a tutti e così vincere prima. Insomma, guardo la vita come il capitano del Titanic, forse non arriverò dove voglio andare, ma ci vado in prima classe. Alla fine emerge sempre la stessa cosa da queste parti, e cioè un modo diverso di vedere lo stesso dipinto, scarabocchi o capolavoro di Pollock, bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, e vorrei aggiungere l’aspetto per me più fastidioso nella gestione psicologica dello stesso evento, che è quando mi si addormenta un piede durante il giorno, perché significa che starà sveglio tutta la notte. Mi si potrebbe dire che sono di bocca buona come io potrei dire che agli altri non va mai bene niente, o che sono troppo esigenti, che non è di per se un male. però certe volte può apparire fastidiosa tutta questa pignola ambizione smisurata, se io fossi sposato con una donna così pretenziosa, sempre sul chi va là, insomma vigile anche sulla mia fase Rem, la mattina avrei il terrore di domande del tipo “Hai dormito bene?”, alla quale per spirito oltrarnista mi sentirei di rispondere “No, ho fatto alcuni errori”. Capisco benissimo chi non è pienamente soddisfatto, ho imparato a conoscere gli altri, perché a Firenze siamo metà e metà, ti può capitare un pomeriggio di stare con molti della tua metà, ed altri invece dove appari come uno di Brozzi, io sono come Dio che si ritenne soddisfatto del suo lavoro, speriamo che questa volta non sia fatale. A Firenze si chiede, si chiede di continuo, però è come chiedere la pazienza e volerla subito senza aspettare. Firenze è bella anche per questo, si anima di discussioni, un tempo anche di botteghe ma ora con la crisi stanno chiudendo tutte e rimangono solo tanti bei discorsi, spesso consumati insieme al lampredotto oppure da un vinaino dove farsi versare un po’ di saggezza popolare anche se contrabbandata come Gallo Nero, e la Fiorentina la rappresenta appieno questa città, anche se per qualcuno è troppo marchigiana dentro, del resto Ferragamo non ci caca neanche di striscio, i nobili Della Gherardesca sono generazioni e generazioni che non fanno più una sega e così non solo non comprano la Fiorentina ma per fare la bella vita vendono palazzo e giardino di famiglia per farci fare il Four Seasons, Raspini chiude, Fratini zappa l’orto piccolino, lo so benissimo che questo ci destabilizza tutti, chi più chi meno, a me meno e ho la fortuna di essere molto comprensivo, quindi capisco, tollero, tendo persino a giustificare, me ne rendo conto benissimo di chi è alla ricerca di se stesso, anche perché l’ho appena visto da un’altra parte.