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venerdì 30 agosto 2013

Una partita senza accento

E’ opaca come lo specchio di chi ha l’alito più pesante delle gambe, spettinata nelle geometrie da un rutto troppo brutto per essere considerato vero, piedi sporchi come quelli dei turisti dopo una giornata di sandali, sporchi come le trame di gioco, luridi come quelli di Neto, piedi vandali invece che nei sandali. E’ proprio così la terza Fiorentina in sette giorni, pesante come le gambe di mia nonna quando ritornava dal mercato in Santo Spirito, speriamo sia questa fase della stagione a determinarne il sapore insipido che sa tanto di fesa di tacchino, bene solo per il passaggio ai gironi, dispiace per  Neto che sceglie l’Europa per l’eutanasia, e un po’ per aver scelto il Franchi come palcoscenico  della prima sconfitta. Terza partita in sette giorni, rutti, pesantezza d’alito e aggiungerei scoreggie, elementi rilevati anche nella prova dell’arbitro che è sembrato spaesato come se cercasse invano le coste di Lampedusa. Qualche nota positiva in qua e in là, oltre al passaggio del turno, la capacità di sofferenza, lo spirito di gruppo nel saper tenere botta di fronte a una squadra più avanti nella preparazione, e poi ringalluzzita dai piedi lerci del nostro portiere, in un primo tempo nel quale non aveva mai tirato in porta, un’altra nota positiva riguarda l’aspetto della sicurezza, visto che dopo aver dato il ramato, questa volta non si è alzata in volo nessuna falena durante la partita. Devo dire che non mi è piaciuto nessuno, e mi voglio convincere che sia stata tutta colpa dell’alito pesante, spero in questo religioso costume del calcio di fronte alla terza gara in sette giorni, come davanti alla facciata della Chiesa del Carmine, come davanti a quel religioso con le garmbe storte, insomma, una sconfitta come Fra’ Parentesi, da mettere cioè tra due belle vittorie di campionato. Se proprio dovevamo perdere è stato meglio farlo in questi termini, l’unico modo conosciuto per trasformare una sconfitta in una vittoria, certo potevamo anche pareggiare o vincere, non abbiamo certo scelto il metodo più consono al passaggio del turno in un esordio europeo casalingo, e questa Fiorentina un po’ mi ha ricordato chi usa metodi contraccettivi ruvidi come quelli di sparare alle cicogne. Voglio dire che ci siamo levati il dente senza conseguenze gravi, io adoro i bambini, specie quando piangono, perché in genere a quel punto qualcuno li porta via, ecco, gli svizzeri sono stati quei genitori premurosi che ci hanno portato via la prima sconfitta. Dicevo che non mi è piaciuto nessuno e non mi è rimasto niente negli occhi di questa partita, mi sono risentito povero come quando da piccolo in San Frediano il camion della spazzatura passava due volte alla settimana, per le consegne. Ma io non sparo sulla Croce Rossa, anzi mi offro volontario, con l’olio di canfora pronto a riscaldare bene i muscoli per andare a vincere domenica a Genova, sono non solo un tifoso gentiluomo ma lo sono soprattutto nella vita, alla Rita infatti chiedo sempre se ha il naso libero prima di tapparle la bocca. Dopo una partita così brutta mi succede come al grande Woody Allen, sento un desiderio forte di tornare nell’utero di chiunque, anche se devo essere sincero, l’altro giorno ho sentito Tommaso fare una domanda alla Rita e ho fatto finta di niente, gli chiedeva che cos’è un orgasmo e lei gli ha risposto di non saperlo e di venire a chiederlo a me, avrà capito e per questo non è venuto. Mi auguro davvero di non vederla più una Fiorentina così poco sensuale, fredda, diciamo pure brutta, e se mi si ripresenterà, al limite posso fare la stessa cosa di quando la Betarice, una ragazza delle Due Strade che si sentiva usata, mi disse di non volermi vedere più, e allora spensi la luce. Passerà, intanto togliamo l’accento per rifarci la bocca.