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martedì 20 agosto 2013

Short version 1

Calarasi suona come se fosse in provincia di Ragusa, ma vi assicuro che è in Romania, percorsa con una Hunday Tucson tra cani randagi, belle donne, caldo, e l’autostrada che non si paga. Mi sento solo, ho chiamato a casa per sentire voci di famiglia, mi hanno rassicurato, mi hanno detto che si stanno dando da fare, ho pensato a una bella sorpresa per il mio ritorno, no, stanno solo cercando di affittare la stanza dove scrivo. Wi Fi che va e che viene come le esperienze italiane di Osvaldo, si, è vero le donne sono belle, però sono macinate grosse, grezze insomma, niente a che vedere con lo charme delle francesi per esempio, molto più sofisticate, forse le uniche che riescono a guidare con le gambe accavallate. In Romania guidano con la sella. Sono con un collega un po’ nervoso, saranno forse le esperienze dolorose che l’hanno segnato, perché anche lui dice che sono belle ma allo stesso tempo dice che le butterebbe tutte in mare, o forse è solo perché fa il sub. Facendo una rapida analisi mi sembra di poter dire che in Romania le donne si dividono in due categorie, quelle con il cellulare e quelle con la cellulite, mentre il collega sub nervoso le trova tutte belle tornite, dice che sua moglie invece è troppo magra, “Falla mangiare” mi era sembrata una frase di circostanza abbastanza neutra, s’è incazzato subito tanto per cambiare e m’ha risposto “Si, ma da chi?”.  E’ esasperato e non solo dalla Romania, poi, bevendo una birra si è lasciato un po’ andare una volta dimenticati anche i nervi in camera, lui sostiene che la bigamia e la monogamia sono la stessa cosa perché in entrambi i casi c’è una donna di troppo. Non sarà facile arrivare a giovedì, lontano da casa, dalla Fiorentina che non riesco a seguire quasi per niente, con la Romania che è sfacciatamente troppo presente, e con il sub che quando non indossa le bombole mangia i bomboloni, e forse alla fine tra bombole e bomboloni si troverebbe bene anche con una bambola gonfiabile. Short version di fortuna, devo andare, non posso trattenermi, a colazione ho pensato a poche ma significative parole per rassicurare il collega nervoso e cercare così di salvaguardare anche la mia giornata, ho pensato di dirgli che almeno non sarà mai solo con la schizofrenia. A domani. Forse.