Ieri sono rimasto incastrato nella fila dal vinaino di via de’ Neri, un po’ come Berlusconi nei reati fiscali, momenti pericolosi nei quali sei costretto a parlare con tuo figlio, dove non puoi più sfuggire, niente lavoro di mezzo, niente partita della Fiorentina, sei imprigionato dentro alle tue responsabilità di genitore mentre la finocchiona è ancora a qualche metro. Per rompere il ghiaccio gli ho detto che quando ero giovane non avevamo MTV, dovevamo drogarci e andare ai concerti, poi le donne naturalmente, e alla domanda come mai per fare all’amore bisogna stare uno sopra l’altro, ho preso spunto proprio dalla fila e gli ho detto che la terra è sovraffollata. Di politica non si interessa molto ancora e così me la sono cavata bene quando mi ha chiesto cosa succede al momento che scatta l’ora legale, mi è bastato rispondere che scatta il panico nel PDL. Poi l’ho messo in guardia su certi pericoli, gli ho detto che se una donna ha le labbra infuocate e trema tra le sue braccia, di scordarsela perché ha la malaria, e l’onestà, si, quella che ho sempre cercato di inculcargli e che ho ribadito anche in fila tra americani e giapponesi, “Ci sono uomini che credono così tanto nella famiglia che ne hanno due”. L’amore è molto importante e aiuta specie in un quartiere povero come il nostro, ogni tanto gli ricordo la storia di Duccio e della Beatrice, quando erano ancora due sposini e abitavano in via Maffia, una storia questa che ci raccontava lui durante le trasferte a Perugia mentre stavano rifacendo lo stadio per Italia 90, quando erano appena sposati e non lavorano nessuno dei due, un giorno rientrando a casa dall’ennesimo tentativo andato a vuoto di trovare un lavoro, Duccio trovò la moglie nuda sopra il termisofone che gli stava riscaldando la cena. Ho cercato di temporeggiare, ma come si sa, farlo durante una fila è una battaglia persa, e così alla fine mi ha inchiodato a un passo dalla finocchiona, quando mi ha chiesto a proposito della scuola e alla pressione che io e la Rita gli mettiamo giornalmente, “il compito a casa si da anche agli studenti sfrattati?”, fa il liceo linguistico Tommaso, a differenza mia che non solo ho fatto l’Istituo d’Arte ma ho avuto anche la fortuna di essere stato sfrattato dalla casa di via de’Serragli, e questo lui lo sa bene e così mi pone domande alle quali non ho il coraggio di rispondere, forse per mettermi in difficoltà. Poi quando è toccato finalmente a noi, nello spazio angusto del vinaino, nella scelta del bere abbiamo riassunto bene l’evoluzione della specie, la Rita acqua naturale, lui la Coca Cola e io un bianchetto, speriamo mi regga ancora il fisico, mentre la Rita recrimina un po’ e mette sempre in mezzo la mamma di Fermi quando il figlio scappo’ in America, perché come lei sostiene di non avere più il fisico. A Tommaso come a tutti i ragazzi della sua età piacciono le supercars e così ieri mi ha chiesto, come si fa per diventare ricchi e comprarsele, ho cercato di prendere tempo ricordandogli che non si parla con la bocca piena di finocchiona, ma dopo aver finito il boccone mi ha posto la stessa domanda, allora gli ho raccontato la storia di Rockfeller per fargli presente quanto è importante impegnarsi nella vita, perché lui per essere quello che è diventato ha cominciato quando aveva nove anni e trovò 10 cents, con quei soldi comprò una mela e invece di mangiarla la pulì per bene e la rivendette a 20 Cents, con quelli ne comprò due e le rivendette a 40 Cents. Poi ricevette la notizia che il nonno era morto e gli aveva lasciato 10 milioni di dollari. Tommaso forse con un po’ di ironia ma anche con sentita commozione mi ha detto che vorrebbe essere ricco anche per aiutare certi suoi amici che sono
un po’ in difficoltà e mi ha raccontato che quando vanno a Vada con il padre di uno dei suoi amici, accanto al loro ombrellone ci sono dei bambini che invece dei castelli di sabbia, fanno direttamente le case popolari di sabbia. Tutto è soggettivo, anche tra povero e povero, e visto che spesso vado in Svizzera per lavoro, gli ho spiegato che tra un povero e un ricco la differenza è che lo svizzero povero deve lavarsi la Mercedes da solo. E dopo il caffè da Robiglio ho voluto chiudere la giornata con la morale, come in tutte le più belle favole, “Il denaro non dà la felicità caro Tommaso, ma ti fa essere infelice in posti meravigliosi”.
