Oggi vorrei tanto fare il finocchio con il culo dei Della Valle, anche se mostro quello della signorina per ovvie ragioni di natura estetica, perché si sono dimostrati ancora una volta degli imprenditori di successo, capaci cioé di farsi trovare preparati mostrando giustappunto le nuove poltroncine della tribuna pronte ad accogliere l’anno sabbatico del riconoscente Ljajic, integrerei poi l’offerta di hospitality con una bella fornitura di Nutella, estesa ovviamente anche al padre per ostentare generosità a quattro palmenti. Se poi risultassero vere anche certe indiscrezioni su un suo rifiuto a tutte le destinazioni diverse dal Milan, allora spingerei la mia omosessualità per interposta persona portandolo in panchina, e tutte le volte che si rendesse necessaria una sostituzione per perdere tempo lo farei entrare, comunque mai più di tre minuti alla volta. La Fiorentina lo terrebbe così in una sorta di coma sportivo, l’equivalente di quello farmacologico, sedato e seduto in tribuna o in panchina, e già me lo vedo il dialogo con Montolivo una volta approdato al Milan subito dopo la convalescenza “Ciao Riccardo, sono stato un anno in coma. Beato te che sei sempre in giro”. Una risposta quella di Montolivo che dimostrerebbe di non aver danneggiato solo la sua vecchia società di appartenenza, ma di averlo fatto soprattutto con il proprio cervello visto che sembra aver scoperto solo grazie alla frequentazione con Balotelli, avvalendosi quindi della sua cultura, che il passatempo preferito dei soldati Cristiani nel medioevo non erano le Parole Crociate come gli aveva raccontato Cerci. Nell’ipotesi di una partenza di Adem spero di cuore che alla fine il giocatore possa risultare come certi reggiseni che promettono più di quanto mantengono, e una volta a Milano davanti a Galliani, Ljajic possa chiedergli se è veramente di gradimento quel suo nuovo reggiseno o se lo fa piacere solo perché un parametro zero è più scontato addirittura di uno preso da Tezenis, con lo sprezzante AD rossonero che per non mantenere le promesse d’ingaggio fatte al giocatore in tempi non consentiti dal regolamento, potrebbe mostrare perplessità di comodo sul fatto che il reggiseno servirebbe a poco quando non c’è niente da metterci dentro, a quel punto il giocatore una volta assaggiata la sensazione sgradevole di essere stato turlupinato, sarebbe costretto per lo stesso motivo del reggiseno vuoto a contestare a Galliani l’uso delle mutande. E a proposito di indumenti intimi, e soprattutto visto che adesso siamo un po’ più in confidenza dopo che sono riuscito ad aprirmi come una cozza e a svelarvi le mie imprese amatorie, adesso che sono riuscito finalmente a superare quella riservatezza canaglia, una volta abbandonata la timidezza sprezzante che mi contraddistingue, posso raccontarvi un altro episodio che ha alimentato per mesi la mia autostima, e che in qualche modo mi autorizza a definirmi un latin lover di prima grandezza, una stella e non una meteora, una fama vidimata per sempre dopo l’avventura mirabolante nell’ascensore di un albergo olandese, luogo pericoloso per fare sesso ma proprio per questo in grado di scatenare l’eccitazione più incontrollata. Avevo la camera al quinto piano del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam, che per gli amanti del cool jazz è tristemente noto perché il 13 maggio 1988 da una sua finestra è volato di sotto il grande Chet Baker, hotel accogliente e che per questo motivo consiglierei anche a Galliani augurandogli lo stesso piacevole soggiorno. Tornando alla mia forza seduttiva devo dire che Gwendaline era più bella anche di Draga, molto più olandese della rumena per intendersi, la “più fantastica”, stupenda, magnifica ragazza che abbia mai visto entrare al secondo piano di quell’ascensore e subito dopo iniziare a mettersi in posizioni seducenti contro la parete dell'ascensore. A quel punto non sapevo più dove guardare tanto da cominciare a diventare nervoso. Lei allora ha iniziato a slacciarsi i bottoni della camicia e poi l’ha buttata per terra. Si è slacciato il reggiseno e poi l’ha buttato per terra. A questo punto ero diventato nervosissimo anche perché l’ascensore avrebbe potuto aprirsi da un secondo all’altro. Poi all’improvviso, con un italiano sensualissimo grazie a quel suo adorabile accento mi ha detto "Fammi sentire una vera donna!". Mi sono lasciato andare come non mi era mai successo prima, e mi sono detto vaffanculo se si aprono le porte, preso dal vortice di un’eccitazione ormai inarrestabile mi sono slacciato la camicia e anch’io l’ho buttata per terra, e per farla sentire veramente donna l’ho invitata a stirarla.