Ci vuole passione nel fare le cose, sempre, non sopporto le vie di mezzo, come i mezzi giocatori, le mezze porzioni, e neanche il Ponte di Mezzo che è una di quelle zone di Firenze che non mi ha mai appassionato, arrivo addirittura a dire che preferisco la degenarazione di certe passioni all’indolenza o a all'uso più morigerato delle stesse, non sopporto nemmeno quei necrofili moderati che si accontentano del letto di una donna molto frigida. Per questo chiedo lo scudetto, e non solo lo chiedo, ci credo e mi ci butto a capofitto, perché se da una parte esiste un salice piangente da qualche altra c’è invece una collina ridente, e io sono già accovacciato là sopra a frequentare tutte le mie passioni, un tempo andavo in camporella a frequentarle, oggi vado più spesso in farmacia, anche perché, alla maglia azzurra della Nazionale preferisco l’azzurro di certe pasticche che almeno riscaldano come un ponche del Civili e poi indirizzano la serata sul giusto binario. Certo il sesso è una faccenda estremamente personale, ma talvolta è piacevole dividerlo anche con un altra persona. La passione quindi, sempre, anche se sostenuta dalle grucce della medicina quindi, e più si va in là con l’età e più le passioni vanno accompagnate responsabilmente, gestite, delle volte arginate, e se necessario, alla passione per il cibo va messa una sentinella a montare di guardia, perché quando il trigliceride con tanto d’elmetto dichiara guerra, ci vogliono le barricate del buonsenso, e almeno il fritto va trattato come un rapporto occasionale, quindi protetto con l’olio buono e usato una sola volta, che così funge da profilattico, anche se ritardante solo per la digestione. Se fai le cose con passione ti pesano meno, e lo dico perché la Rita invece le fa spesso controvoglia e poi l’uovo al tegamino diventa sodo, o come avermi voluto sposare per fare un dispetto a un uomo, e mi c’è voluto un anno intero per scoprire che quell’uomo ero io. Poi ci vuole anche tanta comprensione nella vita, tanta soprattutto quando di mezzo c’è la suocera, e lo dico pentendomi di non avergli parlato per diciotto mesi perché non volevo interromperla. Guardiamo a queste due sconfitte che ci hanno fatto vacillare, con la leggerezza tipica di un riso integrale in bianco con olio e parmigiano, per evitare gli eccessi di chi ha riversato la propria delusione nell’orto ed è sempre lì a raccogliere menta per stordirsi di mojito, le cose vanno sapute prendere per il verso giusto, bisogna saperci ridere su, farsele scivolare addosso anche quando ci colpiscono profondamente, e ve lo dice uno che in un certo periodo della vita pensava di essere un amante eccezionale fino a quando non ha scoperto che lei aveva l’asma. Perché ognuno deve cercare di vivere anche certi disagi scoprendone i lati positivi, deve cercarli perché ci sono sempre, perché viverli con passione ti permette di trasformare un problema in un’opportunità, ricordo un’amica di Marignolle che era grassa, ma invece di abbattersi e di commiserarsi tutto il giorno si mise a fare la modella per una fabbrica di insaccati, perché quando tutto sembra perduto come sullo zero a uno al novantesimo, c’è sempre un rimpallo favorevole, una prodezza del singolo, una gentilezza di qualcuno che ti viene a fare compagnia anche se sei così brutta che quando lo lanci, da te non torna nemmeno il boomerang. Anche gli anziani mi fanno tenerezza, e dedicarsi a loro aiuta entrambi, basta farlo con passione, sarò ripetitivo ma ribatto sempre lì, mi ricordo la Casini che abitava accanto all’argentiere di via de’Serragli, che era così vecchia che gli usciva il latte in polvere, c’erano certi giorni che era più pensierosa e si raggrinziva così tanto da sembrare un codice a barre, bastava un sorriso o una parolina affettuosa e quelle rughe si distendevano anche senza il bisogno di luoghi asettici come la sala operatoria. Chiudo ribadendo con forza il dovere sacrosanto di ognuno di noi di coltivare le proprie passioni, per un mondo migliore, con meno patemi d’animo, più positività scaccia via anche i fantasmi della pontellizzazione e fa accettare meglio anche i propri limiti, e delle volte ostentandoli diventano addirittura il punto di forza, così come oggi può sembrarlo Neto un limite, per diventare magicamente il portiere del terzo scudetto, e così come fece la Gina che abitava sopra la Burbassi, che a differenza di quella impellenza di rifarsi il seno che è diventata una emergenza nazionale, per ostentarne in faccia a qualcuno la propria volgarità come da foto, lei no, non solo non se lo rifece mai pur essendo completamente piatta, fece di più, si fece tatuare la scritta “davanti”.