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giovedì 15 agosto 2013

Ferragosto in San Frediano

Buon Ferragosto da San Frediano che è notoriamente il miglior posto, dove l’approccio è quello del sottocosto, perché rimanere in Oltrarno evita spese tipiche della riviera come il costo dell’ombrellone, evita le code e anche il fastidio della sabbia nelle mutande. Un solo grande rischio, ma solo per poche fortunate e avvenenti straniere, il sostitutivo della sabbia tipico d’Oltrarno, la mano morta nelle mutande. Perché rimanere d’estate in questa parte così fantasiosa della città permette anche corsi di finanza creativa, il consiglio a tutti quelli che stentano è di mettere tutti i soldi che hanno davanti allo specchio per raddoppiarli. Chi rimane in Oltrarno per Ferragosto è abitante più radicato agli usi e costumi del quartiere, come esprimere l’odio nei confronti del pedone con macchina fotografica, naso per aria, zaino, lui, si, quello che viene considerato come un invasore, quello che per i più timidi è solo irrilevante, per altri è un fascista, e che è una seccatura soprattutto per chi guida perché difficile da rimuovere dal paraurti anteriore. Diciamocelo pure, non siamo il Salviatino, siamo un quartiere popolare che molto spesso ha a che fare con ristrettezze economiche, in sintesi se un fiorentino su 10 non sa come investire il proprio capitale, gli altri nove che non hanno capitale da investire abitano tutti in San Fediano, per questo è così popolato. L’Isee per esempio, che tutti conoscono come uno strumento che permette di misurare la condizione delle famiglie, nasce proprio in San Frediano, in ricordo di tre sorelle indigenti di piazza della Calza, povere al tal punto che in famiglia avevano usato lo stesso nome per tutte e tre, Isa appunto, che nell’intercalare plurale veniva usato per dire “Tu sei povero come le Isee”. Queste difficoltà  ci consentono però di aguzzare l’ingegno, ho un amico che ha un garage in Borgo Tegolaio, troppo scomodo per metterci l’auto, 18 manovre lo hanno decretato poco appetibile anche sul mercato immobiliare, e allora si è inventato un’attività e ci ha fatto la sede, oggi ci ammaestra animali difficili, vi sarà capitato passando di lì di vedere Spartaco acchiappare le mosche, che non è una metafora, perché poi le mette nel congelatore per 5-10 minuti rallentandole notevolmente per poterle maneggiare meglio. Intanto costruisce un aeroplano in miniatura con un’apertura alare circa il doppio di quella della mosca, poi tira fuori il freddo corpicino e lo incolla sulla superficie superiore dell’aereo di carta. L’insetto, come si riscalda ricomincia a fare l’unica cosa che sa fare  provando a volare, se l’aeroplano non è troppo pesante e non lo è perché Spartaco è un maestro, la mosca proverà a volare. Il trasporto di un peso aggiunto stancherà presto l’animale che, in aria, fermerà le ali, e l’aereo planerà in discesa. Questo fa si che la mosca riproverà a volare, piccoli sprazzi di energia quando l’aereo guadagna altitudine, alternati a lente planate, un filo ben incollato all’aereo tiene l’aereo nella stanza, oppure è possibile portare fuori la nuova mosca domestica a fare una passeggiata in Santo Spirito. C’è anche chi non apprezza questo tipo d’innovazione perché è più legato alle tradizioni e così preferisce portare a giro la rificolona anche fuori stagione, altri invece preferiscono sparare lo stucco con la cerbottana per ammazzare la mosca. Siamo fondamentalmente bastian contrari, parliamo spesso dei nostri fratelli fiorentini di successo, anche con invidia, c’è infatti chi dice che dei film del Pieraccioni non rimane niente e chi invece sostiene che gli rimangono tanti milioni di euro. Siamo poveri ma orgogliosi anche quando la sfortuna si accanisce, anche se Renzi usa via Sant’Agostino per dare ripetizioni agli operai più zucconi e così ogni settimana sbudellano e richiudono, del cantiere scuola del Sindaco ce ne siamo fatti una ragione, e dopo averci ragionato un bel po’ abbiamo deciso che ogni tanto gli facciamo sparire un martello pneumatico. Orgogliosi, si, come la Marta che non si è piegata alla sfortuna nemmeno quando è andata a prendere un ovetto Kinder e dentro ci ha trovato una cambiale. Le difficoltà in questo quartiere sono così tante che succedono fatti molto tristi che ci toccano profondamente come le buche di via della Chiesa, l’altro giorno mi è venuta a salutare la vedova del Materassi che quando era ancora in vita qualche volta mi aveva accompagnato allo stadio a vedere la Fiorentina, era disperata perché doveva pagare le tasse di successione sull’immobile accanto all’Artigianelli, mi ha confessato che quasi quasi avrebbe preferito che il marito non fosse morto. C’è anche ironia naturalmente, il Tozzi sulla facciata della sua casa in via Santa Monaca ha fatto collocare una lapide con scritto “A mia moglie Marina che il destino ha voluto punire ponendomi sulla sua strada”. Chiudo con un episodio di vita quotidiano raccontato dal Bambi col disincantato cinismo della tossicodipendenza, dopo aver raccolto tutta la delusione di un suo amico infiltrato a San Patrignano che gli aveva dato fiducia mentre lui lo tradiva, e lo sfogo dell’ex amico del Bambi fa capire tutta la delusione che ha provato “Era bello, maestoso, sempre pronto a scattare, non credevo Bambi che tu desiderassi tanto ciò che avevo tra le gambe. Perché? Perché? Perché mi hai fregato il motorino?”.