E’ vigilia, tempo di allentare la tensione e anche la cintura dopo la scorpacciata di aspettative che si porta dietro una vigilia-cena come questa, passando dall’una all’altra attraverso l’aperitivo della speranza. Per farlo parto dal fondo, dal dolce, riavvolgo il nastro di una storia che vede oggi la protagonista vivere in Maremma. Una fetta della nostra Toscana troppo spesso martoriata dalle bombe d’acqua e accompagnata da maldicenze, come quelle di chi la reputa una maiala solo perché si veste di colori sgargianti e sapori forti. Di solito parliamo di calcio, e a dire il vero da quando c’è Zemanviola anche di grande distribuzione, contravvenendo a quelli che sono i dettami dello slow food, ma poco di musica a parte le ultime abbuffate di Bruno Martino che fanno invidia anche alle orge di Palazzo Grazioli. E allora voglio scegliere la colonna sonora della vigilia parlando di Emily Young, che a quei tempi aveva lunghi capelli neri e lo sguardo magnetico. Era il 1967, mentre oggi che li ha più corti è considerata la più grande scultrice vivente del Regno Unito, ha 63 anni e vive in Maremma dopo tutta una serie di peripezie e di incontri che fanno parte di quello che viene racchiuso per comodità nella termine“vita”. Era il 1967, parlo di un incontro formidabile tra l’ancora studentessa psichedelica e loro “Io ballavo, loro suonavano, io e Syd abbiamo parlato, non c’è stato altro.
Lui era un poeta fantastico, una creatura deliziosa. Ha scritto questa canzone dopo un sogno in cui ero apparsa io”. Un sogno secondo lei frutto di un esaltante mix di genio creativo, droghe e poesia. Insomma, per 30 anni non aveva saputo niente, poi un giorno la chiamò un amico che le rivelò un segreto appena scoperto in un libro... “Ehi, ma lo sai che la Emily dei Pink Floyd sei tu?” È stata una loro biografia, “Saucerful of secrets” di Nicholas Schaffner, a svelare nel 1992 l’identità di Emily, ricostruita incrociando nomi e storie come un grande puzzle che si è ricomposto nel tempo. Syd Barrett intanto è morto nel 2006. Lei, icona musicale, è diventata un’artista, la più celebre, la più osannata del Regno Unito. E se il leggendario genio di Syd, di lei fece una musa, probabilmente l’ancora giovane e profugo Ilicic ha ispirato quello di Elio e le Strorie Tese che nel 2005 scrisse “Gomito a gomito con l’aborto”. La nostra speranza è che questo non diventi la colonna sonora del dopo Fiorentina Juve.