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martedì 23 dicembre 2014

Questione di territorialità

L’Empoli di Sarri e il gol azzurro dell’unico fiorentino in campo hanno riacceso il dibattito sulla multiculturalità della nostra rosa, capita quando il risultato è deludente, o anche quando si gioca in casa dove il km zero non produce il raccolto sperato. E’ in questi casi che si cerca di dimostrare quanto la nostra rosa soffra la mancanza di uno spirito di appartenenza, presente invece nelle squadre composte da giocatori italiani che oltretutto provengono dai vivai. Il terzo miglior rendimento esterno del resto contrasta con il tredicesimo interno, e ci dice che avremmo avuto più probabilità di vincere la Supercoppa in Qatar che alla Mercafir, mentre anche i Della Valle stanno pensando a un paradiso fiscale lontano dal Franchi sempre così pieno di deficit di bilanci. E’ un po’ lo stesso tema della stagionalità, perché vincere solo fuori casa è come mangiare le ciliegie fuori stagione, mentre un tempo a Firenze era tradizione mostrare la propria forte territorialità, e per l’avversario erano solo cavoli neri. Insomma sono meglio i datteri o i diosperi? E’ meglio un mastino napoletano o un dogo argentino? E’ meglio l’alto tasso di litigiosità e di maleducazione in purezza in cui si agita il calcio italiano o il fair play della Premier? Sono meglio le acrobazie di opinionisti in perenne lotta con la grammatica, oppure è meglio lo streaming sudamericano? La più alta capacità di adeguamento alla stagionalità del nostro calcio va riconosciuta invece a Garcia, capace dopo solo un anno di adeguarsi all’italico andazzo. Ha ragione il Napoli che con la sua 5° peggior difesa va a cercare solo attaccanti, disattendendo la tradizione del calcio italiano di Rocco? E’ meglio la comicità toscana di Renzi oppure l’humor inglese di Mister Bean? Se pensiamo alla cantera del Real Madrid che sforna più giocatori per la prima squadra del Pugi le schiacciate con l’olio, devo dire senza vergognarmi che anche il Pata Negra era più buono dell'ultima cinta senese, così come se avessi Messi farei a meno anche della ribollita. E a proposito di territorialità, ognuno si tiene la propria suocera e condividerà le feste con i parenti, nella più stretta tradizione che prevede solo a Pasqua il bomba libera tutti. Così come il forte senso di appartenenza presente Diladdarno fa si che la pillola sia letta da una sanfredianina come Gaia Nanni e non da una di Borgognissanti, che la radio non sia Radio Fiesole ma Radio Toscana, con sede in via dei Pucci, il caffè lo prendiamo da Gilli, e se c’è un buffet in città faremo a gomitate con Eugenio Giani. “Non ci rimane che affogare nei pranzi delle feste l’amarezza per la mancata vittoria contro l’Empoli. Uno slalom tra inviti, avanzi e coccole della suocera. Ripiene come le olive ascolane. Fritte. Perché la suocera frigge tutto. Frigge come quando non vede l’ora di ricordarti per Natale il gol di Tonelli. Donna chiave dei Natali italiani, la suocera. Donna che cucina prevalentemente per il genero che va rimpinzato. Il genero deve essere bello forte per accudire la figlia. Il cosiddetto genero alimentare. E passiamo rapidamente ai propositi per il prossimo anno. Un classico come i tortellini in brodo della suocera. Gomez si è ripromesso di fare gol dopo le feste. Mentre in me scrocchia sempre più rumorosa Ia convinzione di non andare in palestra nemmeno quest’anno. O forse è solo lo scrocchiare tipico dell’addormenta suocere.”