Il calcio non è più quello di una volta, e non solo il calcio. “Prima della gara Valcareggi mi dice: «Zigo, oggi non giochi». Non c’era nulla da fare, dovevo andare in panchina, e visto che era una giornata molto fredda decisi di andare in campo con la pelliccia ed il cappello. Entrai in campo e ci fu un boato”. Il Bentegodi come Broadway, ad accogliere Zigoni Gianfranco da Oderzo, viveur travestito da seconda punta, showman a tempo pieno e calciatore occasionale, insomma uno che sapeva godersi la vita e non se ne vergognava. Il problema purtroppo è che non ci sono più neanche gli inverni di una volta, a Bolzano non c’è la neve e non riescono nemmeno a spararla. Oggi è il primo giorno d’inverno, ma Marin Marko non potrà indossare nemmeno la pelliccia. E anche gli allenatori non sono più quelli di una volta, Montella è uno che in mancanza d’inverno se la prende con i giocatori trattandoli tutti alla stessa maniera come se Jakovenko fosse uguale a Rossi. Zigoni una volta umiliò il Milan con una tripletta. Trapattoni, che non riuscì a marcarlo, lo paragonò a Pelé (opinione che Zigoni, peraltro, ha sempre condiviso). Dello stesso parere era il leggendario Santamaria del Real Madrid, sfiancato da un turbinio di finte e tunnel di cui non era riuscito a venire a capo. Doveva esserne convinto anche Valcareggi (altro che Vincenziello), che così rispose al povero Logozzo, infuriato perché in ritiro tutta la squadra era costretta ad alzarsi alle 8 mentre a Zigoni era concesso di starsene a letto a suo piacimento: “Quando avrai due piedi come i suoi, potrai dormire fino a mezzogiorno”. Nel nostro calcio Batistuta scelse la bandierina per andare a festeggiare i suoi gol, Zigoni la bandierina del calcio d’angolo la vedeva in maniera diversa, come quando ne suggerì a un guardalinee il suo uso improprio e non certo ortodosso. Una vera rockstar, a cui non sarebbe dispiaciuta una fine adeguata: «Sognavo di morire sul campo, con la maglia del Verona. M’immaginavo i titoloni dei giornali e la raccolta di firme per cambiare il nome allo stadio: non più Bentegodi, ma Gianfranco Zigoni. La radio avrebbe gracchiato: ‘Scusa Ameri, interveniamo dallo Zigoni di Verona…”. Insomma, il calcio non è più quello di una volta, e non solo il calcio. Anche le estati sono diventate piovose, mentre in occasione della prima e unica partita in Nazionale, alla richiesta del ct di fare più movimento sulla fascia destra Zigoni rispose picche, perché faceva troppo caldo. E poi so per certo che nessun giocatore dell’Empoli vorrebbe mai morire sul campo per farsi intitolare uno stadio che si smonta con una chiave del 10.