Alla fine di questo turno di campionato, più lungo e massacrante di un rave, abbiamo ritrovato a terra squadre importanti, collassate tra bottiglie vuote e allenatori bruciati, arbitri ubriachi, e il presidente della Samp impasticcato che girava con un uno strano velo in testa, tanto che un ragazzotto tra i più sobri gli ha ricordato che non era ancora la Befana. In tutto questo casino non vorrei che avessimo fatto i conti senza l’oste. In una giornata diventata una quattro stagioni, dove pur avendo la partita peggiore sulla carta, alla fine siamo tra quelli che ne siamo usciti meglio. Cosa vorrà dire? Forse che l’oste preferisce un menù alla carta? Forse che quelle squadre reputiate più deboli sono quelle che più di tutte possono metterti in difficoltà? Sembrerebbe così, almeno a vedere i sorci verdi che hanno fatto vedere l’Empoli al Napoli, il Sassuolo alla Roma e l’Udinese all’Inter. Dico questo perché so che l’amministrazione ha già fatto la somma del ricavato dalle prossime cinque partite, dividendi che nelle previsioni sono il massimo degli utili. Speriamo che la squadra non dia niente di scontato però, che non sottovaluti cioè come fanno certi ragionieri faciloni, le insidie di partite che nascondono proprio nell’approccio sbagliato, i pericoli maggiori. Ormai anche le cosiddette piccole si sono rinfurbite, studiano, bilanciano la peggiore cifra tecnica aumentando i ritmi, mostrando i denti, cercando di sorprendere con il pressing alto. Lo dico perché noi che abbiamo previsto di girare a 35, ci sentiamo i più forti e i più furbi, e così pensiamo di fare un solo boccone di quello che è l'avversario considerato di seconda fascia. Lo dico perché ho fatto lo stesso errore quando ho provato a fregare quelli che mi vogliono vendere qualcosa la sera quando anche la cena diventa un rave, e il telefono pompa forte. Avevo letto di questa tattica astuta messa a punto da un napoletano detto “o’ sorriso”, e alla fine ho voluto provare, ogni volta che mi chiama qualcuno al telefono per propormi offerte o cambi di gestore, dico sempre: “Perdone, pero yo soy un camarero.… el señor Vincenzo no está en casa”. L’altro giorno, però, sono rimasto fregato come Benitez da Sarri, Garcia da Di Francesco e Mancini da Stramaccioni, che poi sono quegli allenatori che zitti zitti ti mettono a nudo le debolezze per lasciarti in mutande in mezzo a una strada, perché dall’altra parte il tipo si è qualificato come “…el camarero dell’operatore”. Mi ha preso in contropiede e mi ha fatto il contratto.