Quando la Fiorentina perde, una pioggia torrenziale si scatena dentro, perde come la grondaia nell’androne dell’umore, e il dissesto idropsicologico non consente più di ricevere l’intensità della delusione, così la sera si allaga di serotonina. E poi funghi, con l’acqua delle sconfitte escono fuori anche i funghi, insieme alle lumache, riappare immancabile la scia di bava del tifoso che segue solo le sconfitte, c’è chi si tocca quando vede la scia di bava, ma non serve, sono solo stupide superstizioni perché tanto i malleoli si sbriciolano lo stesso. Un classico di una certa ala del tifo Viola quello di tirare fuori il capo all’indomani di un’amarezza, un classico come il brodo Star. E quando rivivo certe scene, anche se non credo molto a queste cose, posso giurare di aver avuto dei déjà vu. In pratica, vivo una scena che sono sicuro di aver vissuto altre volte nelle settimane, mesi, anni scorsi. Dentro ad altre sconfitte. Allora mi sono preoccupato, e credendo di avere le traveggole sono andato a dirlo al mio dottore, cercando conforto nel suo illuminato parere. Mi ha ascoltato con attenzione, poi ha sorriso e mia ha detto che da questo inizio di campionato è già la terza volta che vado da lui a raccontargli questa cosa. O almeno, così gli sembra. E menomale che c’è Riccardo, anzi no, la Gaia che oggi voglio riproporre alla fine invece che all’inizio per ribaltare la logica della lumaca che esce dall’insalata della sconfitta, bionda per disorientare chi ci vuole rubare il rame dalle grondaie dell’umore, e poi anche per lasciare un sapore meno amaro a questo inizio di settimana così piovoso dentro “Non bastava la concomitanza con il 2 novembre, no, per ribadire cosa ci aspettava a Genova, anche la maglia nera, a quel punto Montella non si poteva certo esimere dal mandare in campo 11 morti. Non un’offesa al calcio ma un chiaro riferimento all’Ofisa. Si insomma s’è perso, è lunedì, e peggio c’è solo andare all’outlet di Barberino o alla Coop a prendere l’olio nuovo con la tessera di socio. E allora per consolarmi, dopo la partita ho abbracciato un cipresso di Trespiano. Forse non la scelta botanica più giusta, la magnolia è più ridanciana, ma l’ho fatto pensando di catturarne le energie positive, e poi a Trespiano le magnolie non ci sono, con il risultato che ho pianto per il rigore sbagliato. A quel punto ho sostituito la botanica con la chimica. Un taglio netto alla depressione post sconfitta. Zac!! Anzi Pro-zac!! E una volta riequilibrata la serotonina, per cena mi sono rifatto mangiando i fiori fritti. Il fritto si sa che porta gioia sulla tavola, e poi mi erano avanzati dei crisantemi dalla tomba della passione Viola dove ero sprofondato dopo la sconfitta contro la Samp. Umore in lutto, bruciore di stomaco. E non posso neanche dare la colpa alle castagne. Insomma, più triste di oggi mi sento solo quando guardo a sud della sconfitta di Genova, si un po’ più in basso e vedo che ce l’ho piccino”.