Oggi la pillola su Radio Toscana mi serve per parlare di Orvelio Scotti, un uomo capace, come si può vedere nella meravigliosa foto, di far abbracciare il teatro alla Gaia. Di mostrare tutti i suoi colori pastello, come quel frac rosa con il quale ha voluto salutare per l’ultima volta. Attore, autore, ma soprattutto uomo libero che lascia la Coldiretti molto prima della pensione per dedicarsi a quella sua passione. Lascia la Coldiretti ma fonderà “Il Centro Teatrale del Boschetto” per dare un senso di continuità con il suo passato dentro al quale coltivare nuove grandi emozioni. Un uomo che ci lascia, e che ci lascia però anche da annaffiare il suo ricco orto dell’anima a km zero, capace fino all’ultimo di sorprendere, non solo come faceva quando usciva con la sua capra, ma di farla diventare attrice in uno spettacolo chiamato solamente “Io e la capra”, alla faccia della Wertmuller, dove l’ovino recitava proprio come la Gaia, anche se la Nanni risulterà a tutti gli effetti molto più pelosa. Un uomo capace di emozionare le anime più disparate e di riunirle tutte in chiesa per l’ultimo “Eppi auar”. Anime disparate e disperate, senza bicchiere, ma lo stesso ispirate dalla commozione e dal ricordo. Ne è stata vista una farsi il segno della croce con la sinistra. Bisogna essere felici, perché Orvelio Scotti ci ha lasciato riuscendo a cancellare dalla sua lista della spesa molte delle cose che si era appuntato di fare, come la maratona di New York, comprarsi un Harley-Davidson e regalarci il talento di Gaia Nanni, che ieri ancora piegata dal dolore ho cercato di affossare definitivamente con l’assoluta inalterabilità delle mie parole di plastica. Malgrado avesse tentato il tutto per tutto combattendo me e la tristezza con una Sacher. Ogni lunedì la costringo a leggere quello che scrivo io, ma oggi per fortuna è già martedì e allora voglio raccontare quello che ha scritto lei. Per lui. “Si resta come degli imbecilli nudi, senza di te”. E poi a ribadire che la vita è dura ecco la pillola da buttar giù, perché comunque la vita continua: “E’ una Fiorentina che ci fa “Accarezzare nuovi scampoli di assenza”, spesso interi primi tempi. E’ una squadra cioè che non ritrova più la sua identità, ed oggi oltre al caldo anomalo e alle zanzare possiamo parlare apertamente di delusione, anche se quando apri così apertamente a qualcosa è proprio lì che ti entrano le zanzare. Non per questo vuol dire abbandonare la squadra ad Ilicic e alle zanzare, io non demordo, non abbandono la squadra sull’autostrada nel momento del bisogno. Non sono uno di quei tifosi della domenica che l’autostrada la prende in controsenso. Il fumogeno dentro alle mutande lo nascondo anche gli altri giorni della settimana. Perché se più bello vuoi apparire un po’ devi soffrire. Oggi bisogna solo stare vicini alla squadra. Il tifoso vero c’è, come Dio. Lo scrivo qua invece che sui ponti dell’autostrada perché non devo andare ad abbandonare la passione sull’A1. Anzi, scriverlo mi è servito a capire perché c’è così tanta corrispondenza sui ponti dell’autostrada. Me l’ha spiegato un camionista del Brennero. Fermarsi ad esprimere concetti serve per abbassare la media della velocità. Insomma, siamo tutti un po’ più religiosi da quando c’è il Tutor. E per farmi perdonare dalla Gaia certi pensieri così blasfemi, oggi le andrò a comprare la frutta, una gentilezza penserete voi, no, l’unico modo per toccargli le mele”.