Tutti noi abbiamo piccole illusioni, tu chiamale se vuoi intuizioni. Crediamo di essere unici, i soli a mettere il caffè nel frigo, oppure a rimettere l’orologio due volte l’anno, gli unici a sostituire la vasca con la doccia alla prima ristrutturazione, i soli a presentarsi al primo appuntamento con lo stomaco chiuso. A preoccuparsi troppo o troppo poco; a usare la cortesia sull’autobus, ad essere sensibili, gli unici ad ascoltare eccitati il rumore del sughero che esce dal collo della bottiglia. Solo noi apriamo le finestre per far conoscere anche agli altri l’odore del nostro soffritto, solo noi compriamo le lavastoviglie poco rumorose per ascoltare meglio la televisione. Crediamo di essere unici come i figli unici, di essere poeti davanti a un tramonto, di provare smarrimento davanti a una persona cara che se ne va. Mi sembra che fosse proprio Cartesio a dire “Le uniche cose che possiamo conoscere con certezza sono i contenuti della nostra coscienza (pensieri, emozioni, percezioni, etc.).” Oppure che “Le esperienze sono fatti interni e privati”. Insomma, tutto questo per dire che non esiste nient’altro al di là della mia idea che oggi vinciamo a Verona. Lo so che c’è chi confuta questo pensiero, e anche solo per scaramanzia non è d’accordo che tutto quello che percepisco, quindi anche la vittoria a Verona, viene creato dalla mia coscienza, forse è uno che sta per la Juve e quindi la coscienza ce l'ha sporca. Ma sono gli stessi che non vedono quello che vede un tifoso Viola, non hanno le stesse speranze, sono persone povere, magari ricche solo di trofei, ma che non vedono al di là del proprio naso. Non sanno nemmeno che sottacqua ci può sempre essere una donna nuda che fa la spaccata.