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martedì 18 novembre 2014

I' "Pacchia"

Incrocio il Pacchiarini sulla porta di casa, ombrellino sbilenco di quelli portatili, inadeguato all’intensità della pioggia. Le lenti degli occhiali schizzate d’acqua, K-way modello benzinaio con il cappuccio mezzo sugli occhi e il borsello a tracolla: “Ciao "Pacchia”, s’affoga tra un po’”, s'aggiusta il cappuccio per capire chi ero e poi senza più guardarmi e continuando a camminarmi al fianco fino alle scale, ciondolante: “Io ci sono abituato da piccino: 4 novembre ‘66 (in via Palazzuolo c’erano 4,5 metri d’acqua), mi sono divertito come un matto anche perché quell’anno la scuola non era cominciata tanto bene, c’era stato un 2 a un dettato….Capii subito che tutta quell’acqua avrebbe cancellato tutto”. Un vero fenomeno. “Ciao “Pacchia” sei un mito”. E’ il fiorentino classico, se fosse nato in Inghilterra sarebbe stato un tessuto ”Principe di Galles”, scontento, spesso spregioso, cinico e schietto, disincantato. Ieri anche fradicio. Siccome lavora in banca e non esce da casa se non per andare in ufficio, vive tutto ciò che è extraurbano attraverso le mie trasferte di lavoro (non prende nemmeno il 37): “Dove vai la prossima?” Un uomo che non arriva mai nemmeno a Tavarnuzze: “Mercoledì vado a Chieti e poi a Cefalù”. Ah dimenticavo, è anche sarcastico, ricordo che una volta parlando della sua pensione sempre più lontana mi ha detto di un parente anziano che ha fatto prendere la patente D alla sua badante ucraina per sostituirlo quando la sua prostata ormai a pezzi non regge più, visto che è ancora un’autista dell’Ataf. Giornata d’incontri quella di ieri, perché poi ho incrociato la voce di lei, capelli sciolti, insomma la pillola, e l’acqua per buttarla giù ce l’ha messa i’ "Pacchia". Quella del ‘66 che ha cancellato il 2 sul dettato. Gaia Nanni ieri era allo Spazio Alfieri con Leonardo Romanelli per “Vino, donna e passione”: “Quando gioca la Nazionale devi trovare dentro di te la forza per andare avanti lo stesso, tirare fuori i brandelli di passione. Reperti di fede Viola. Si è vero che almeno non t’incazzi se perdi, ma i dispiaceri potrebbero essere altri e più duri da superare. E’ la domenica delle mogli dei portatori sani di tifo, che invece considerano reperti interessanti la libreria Billy e il divano Klippan. Donne malvagie e capaci di trasformare il portatore sano di tifo in un portatore di carrelli dell’Ikea. Per fortuna mi sono imposto almeno sulla stagionalità e sulla tradizione del nostro cibo, niente polpettine svedesi, anche se questo rifuggire dai salmoni e dai biscotti con la cannella, mi ha costretto a cucinare. Ho fatto le linguine con le cicale, c’è stata un po’ di discussione perché lei voleva che facessi le penne. L’ho supplicata facendo appello al fatto che già non giocava la Fiorentina, e che poi mi sarei anche un po’ stufato di scrivergli e basta alle cicale”.