E’ giornata di Europa League ed io sono a Tortona, che non è proprio la stessa cosa di una giornata di Champion vissuta nella provincia di Cuneo. Ma tant’è. In questa amara riflessione socio geografica c’è tutto lo smarrimento di un uomo di San Frediano che si fa chiamare pollock pur essendo un figurativo della sua pochezza. Un uomo che combatte il multinickismo da un avamposto infestato dallo movida, dove la gente già si vede doppia perché beve, e che non è propriamente la New York di Peggy Guggenheim. Un uomo che invece del dripping, stasera sogna una squadra alta e al massimo in pressing. Un uomo che cerca strumenti per filtrare indebite attività di lievitazione gemellare delle personalità, ma che non è mai stato in grado di riconoscere singolarmente neanche uno dei due gemelli Filippini. Un sognatore bislacco, e in quanto bis già contraddittorio nella volontà di fare una guerra persa come quella contro gli acari, a chi ama figliarsi. Un uomo che predica bene e razzola male, un cencio che parla male di uno straccio, uno che da una parte dota il suo blog di marmitta catalitica per rientrare nei parametri del buongusto, e dell’altra predica l’assunzione di fagioli con l’olio nuovo, e con tutto ciò che si nasconde dietro ad un’assunzione importante del legume, quando si sa che è proprio da dietro che arrivano rumorosi i pericoli maggiori. Poi ci sono poche persone che si bastano come individuo unico, che si sentono cioè sufficienti, e così morigerati non sentono il bisogno di duplicarsi. Sono molto poche lo so. E pochissimi sono quelli che pur volendo cercare di fregarmi con il multinickismo è il proprio il loro IO che si rifiuta di raddoppiarsi perché si basta e si avanza così com’è, è il caso del tifoso romanista che ha cercato di partecipare al blog non solo con quell’avatar. Comunque devo confessare anche un altro mio limite che contrasta con questa mia crociata contro l’uso indiscriminato del nick, il fatto che non sono nemmeno fisionomista. Ogni tanto qualcuno mi saluta in via Sant’Agostino o attacca discorso in via del Leone, facendomi capire che ci siamo già incontrati in via dell’Ardiglione. Ed io, per non fare figuracce, faccio sempre finta di riconoscere il mio interlocutore, anche se, in verità, quasi mai riesco a capire chi sia quel tizio che mi ha invitato a prendere un caffè in piazza Piattellina e a fare due chiacchiere in via Maffia. Mi è successo anche lunedì, quando solo dopo un’ora che stavamo parlando in via de’ Serragli e alla fine mi ha chiesto di dire alla Rita che sarebbe rientrato un po' più tardi del solito, ho capito che quel tipo era Tommaso.