Quinta vittoria su sei partite di coppa malgrado a lunghi tratti avessimo rimpianto Calvarese, tratti di allerta maltempo, di rovesci arbitrali, ma alla fine anche seconda vittoria consecutiva in trasferta dopo Verona. Adesso le previsioni meteo danno la terza a Cagliari. Squadra bella fino all’invenzione dell’arbitro, e fino a quel momento immagino i commenti sulla pochezza dei francesi, poi però la partita è cambiata come un indumento di una taglia sbagliata, e loro avevano tenuto lo scontrino. Un secondo tempo sofferto, accompagnato anche da un po’ di buona sorte e da un Tatarasanu in versione Tarzan senza le liane, imbarazzante vederlo andare a giro in mezzo all’area di rigore senza l’amato mezzo di trasporto, liane in sciopero a parte, mi è sembrato in mobilitazione a singhiozzo anche Kurtic sulla fascia destra, scintillante invece Marin che rende flipper tutto ciò che è ragionatao e scacchistico possesso palla. E bene Badelj con la sua miglior partita in Viola e anche Aquilani, spesso fabbro travestito da principino. Mi si dirà che la squadra non è giudicabile fino all’abbaglio dell’arbitro anche se è sembrata in crescita e finalmente libera di testa, perché i presunti meriti vanno a farsi fottere di fronte alla pochezza dei bretoni. Poi mi si dirà che i bretoni alla fine non sono sembrati così scarsi, ma anche perché facilitati da un rigore inesistente e dalla conseguente superiorità numerica. Insomma, noi bravi e loro scarsi fino al fattaccio, loro meno scarsi e noi semplicemente in meno dopo il fattaccio. Diciamo che la partita è girata intorno al fattaccio, allora chiediamoci se è giusto fare come ho fatto io che mi sono avvelenato il secondo tempo inveendo contro il russo e maledicendo tutta la sua stirpe di fronte ad una esterrefatta Rita impegnata a preparare la cena. Poi scopro che l’arbitro vive in Germania ed è stato vittima del raggiro degli euro falsi, insomma gli è stata affibbiata una banconota da 300 €. Quindi non è scarso ma stupido, e giustamente vendicativo verso gli italiani che detengono il novanta per cento della produzione mondiale di euro fasulli, anche se la stamperia è di Napoli e la zecca nei pressi di Roma. San Frediano per una volta non c’entra niente, ma per l’arbitro l’Italia è sempre e solo stereotipi, Firenze, Venezia, Roma, la Vespa, la Cinquecento e il mandolino. E poi noi su certe cose non delocalizziamo il nostro Made in Italy, nessuno va a stampare soldi falsi in Romania. L’arbitro ha avuto al culo la nostra tradizione manifatturiera che lui conosceva solo dai film di Totò e Peppino. Questo nostro monopolio all’arbitro non è andato giù perché di fatto ci restituisce un ruolo di guida che ci era stato rubato proprio dai suoi amici tedeschi. Dove lui vive e dove ci davano per spacciati. Invece abbiamo avuto più fantasia noi a spacciare in Germania una banconota da trecento euro, che lui a spacciare a noi lo svenimento del giocatore francese per un rigore ed espulsione. Ma si sa che l’invidia dell’arbitro turlupinato è una brutta bestia.