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mercoledì 5 novembre 2014

18 ore di pioggia incessante

L'alluvione è stato uno dei primi episodi in Italia in cui si evidenziò l'assoluta mancanza di una struttura centrale con compiti di protezione civile. Non a caso non c’era Bertolaso. E così non ci fu nemmeno nessuna allerta, del resto Giuliacci aveva solo 26 anni, nessuno fu avvisato tranne alcuni orafi del Ponte Vecchio che ricevettero una telefonata di una guardia notturna che li invitava a vuotare le loro botteghe. Oggi son colonnelli quelli che avvertono. Furono le origini di Meteo.it insomma. I Media tentarono di non rivelare completamente l'entità del disastro, di fatto i primi tentativi di fare giornalismo in una certa maniera, un modello che poi è stato ripreso da Emilio Fede su Rete4. Nei primi giorni gli aiuti provennero quasi esclusivamente dal volontariato o dall’esercito presente in città, solo 6 giorni dopo la catastrofe si vide lo sforzo organizzato dal governo. Eccoci agli "Angeli del fango" da non confondersi con alcuni dei loro figli che oggi lo gettano sulla società non appena la Fiorentina perde una partita, furono invece un bell’esercito di giovani e meno giovani di tutte le nazionalità che volontariamente, e a prescindere dall’odio verso i Della Valle, subito dopo l'alluvione, arrivarono a migliaia in città per salvare le opere d'arte e i libri, strappando al fango la testimonianza di secoli di Arte e di Storia. Questa incredibile catena di solidarietà internazionale è una delle immagini più belle nella tragedia ed è quella che oggi voglio ricordare. Che preferisco anche all’immagine di Vittorio Cecchi Gori nella tragedia che riguarda invece il fallimento della Fiorentina. L'unico aiuto finanziario del governo fu infatti una somma di 500 mila lire ai commercianti, erogata a fondo perduto e finanziata con il solito sistema dell'aumento del prezzo della benzina (10 lire al litro; accisa ancora presente). La FIAT ed altre case automobilistiche offrirono a chi aveva perso l'auto uno sconto del 40% per comparne una nuova e una "supervalutazione" di 50 mila lire per i resti della macchina alluvionata. L’alluvione scatenò tutta una serie di iniziative sperimentali, dopo Meteo.it e il TG4 nacquero anche gli ecoincentivi per la rottamazione. Un grande merito nell'opera di sensibilizzazione si dovette ad un documentario di Franco Zeffirelli, che comprendeva un accorato appello in italiano dell'attore inglese Richard Burton. Giunsero così presto nel capoluogo toscano i primi aiuti, in veste più o meno ufficiale. Aiuti "ufficiali" arrivarono anche dall'Unione Sovietica, dalla Cecoslovacchia e dall'Ungheria, simbolo di come l'Arno fu capace ancora prima di Berlusconi con Putin di abbattere la cortina di ferro. Quelli permanenti nella memoria saranno i danni al patrimonio artistico, migliaia di volumi, tra cui preziosi manoscritti di Bucchioni o rare opere a stampa furono coperti di fango nei magazzini della Biblioteca Nazionale Centrale, e una delle più importanti opere pittoriche di tutti i tempi, Il Crocifisso di Cimabue conservato nella Basilica di Santa Croce deve considerarsi, nonostante un commovente restauro, perduto all'80%. Belle e rare le foto a colori di Joe Blaustein oggi novantenne che nel novembre del ‘66 si trovava a Firenze con la giovane moglie incinta. Anche allora probabilmente la madre dei cretini era sempre incinta se oggi ci sono alcune mogli che twittano il loro disappunto per il marito che rimane a sedere in panchina. Cosa rimane oggi dell’alluvione? Resistono le targhe, segno tangibile di ciò che è stato. Istantanea di fin dove l’acqua si spinse, in via San Remigio ce ne sono due, in basso quella dell’esondazione del 1333, un metro più in alto quella del ‘66. Anche in Santa Croce e in San Niccolò due targhe ricordano gli eventi catastrofici, sotto quella del 1557, sopra quella di quarantotto anni fa. Qui le targhe non coincidono, mentre il governo dal 3 novembre di quest’anno ha inserito la norma che l’intestatario del libretto di circolazione e il nominativo riportato sulla patente di chi guida dovranno coincidere

"Vivo nel mondo, Firenze è anche la mia città"
Ted Kennedy