Alla fine è stato più facile prevedere che portare a casa la vittoria, come sempre tra il dire e il fare ci sono gli scafisti da scansare, e allora invece di dire che abbiamo vinto perché il Verona è una squadruccia, dico che è una vittoria da grande squadra, non solo perché il Verona non è affatto una squadruccia anche se i suoi tifosi odiano gli scafisti, o perché succede nel campionato italiano che la Lazio perda a Empoli, ma perché abbiamo dimostrato di voler vincere e di saper soffrire. Lo so che queste frasi farcite di volontà di vittoria e di coscienza della sofferenza sembrano frasi fatte ad hoc per etichettare certe vittorie, luoghi comuni anche quando non sono in Palazzo Vecchio, di fondo però c’è che sono vere anche se sullo sfondo c’è un po’ di quell’enfasi tipica e sana del tifoso che affronta la vita con la spavalderia dei tre punti. E poi la voglia di vincere e la capacità di soffrire si sono viste davvero. Non sono le solite bischerate di uno che gongola spiaggiato sul divano della domenica sera mentre il pensiero al lunedì fa meno paura. Le due fasi ci sono state, chiare, non sono come la storia delle creme da notte e quelle da giorno della Rita, quelle si che sono una gran bischerata, e glielo chiedo quasi tutti i giorni come fa una crema a sapere che ora è. La Fiorentina invece lo sapeva bene ciò che voleva e se l’è preso, è stata una partita divertente, su un campo ancora una volta non all’altezza, così come l’arbitro, e oggi lo possiamo dire senza paura di essere tacciati per quelli che cercano alibi. Il rigore non fischiato a Cuadrado è scandaloso, l’altro su Joaquin non ho visto nessun replay e quindi mi tengo il dubbio. Quello che non mi spiego nel calcio, come del resto anche nelle creme giorno e notte, è come mai una squadra domina e diverte fino a quando realizza il gol del vantaggio, poi cominciano a giocare gli altri e a soffrire tocca alla squadra che aveva dominato. Misteri delle creme giorno e notte. Dietro mi è piaciuto più di tutti Savic, Gonzalo “brutto ma bono”, passa dalla responsabilità per il gol subito al merito di quello fatto con la stessa facilità con la quale una casa produttrice di cosmetici scrive “giorno” e poi “notte” sul vasetto della solita crema. E allora non capisco perché non si faccia anche una crema “pomeriggio”, una sola, in modo da spalmarci tutto Gonzalo ed evitare le rughe d’espressione generate dall’ansia dell’orologio, dell’ora legale, del fuso orario, del jet lag e delle ripartenze avversarie. E le rughe sono anche quelle di quando ci corrucciamo tutti nel constatare che Borja Valero non è più il giocatore del girone di andata dello scorso anno, sembra più una Coca Cola rimasta aperta dal girone di andata dello scorso anno. Bene invece Joaquin, una Coca Cola dimenticata da mesi, ma a differenza dello spagnolo pelato, perfettamente conservata nell’armadietto degli spogliatoi. Cuadrado che è un confusionario per natura è lì che apre e chiude il frigorifero di continuo facendo salire la temperatura al suo interno, e così alla fine Borja Valero diventa caldo e sgassato. Il colombiano risulterà comunque più una crema notte visto il colore della pelle, e con il gol da tre punti sarà una crema da notte fonda anche per il Verona. Molto bene Alonso anche se a vincere il mondiale è stato Hamilton, altro mistero delle creme giorno e notte, mentre di Gomez si scopre che tra i mille sponsor e bonus ne ha uno anche sui legni colpiti. Un successo che ci restituisce il sorriso malgrado per la Rita il merito di un bel sorriso è sempre e solo tutto della cosmesi. E grazie alle creme miracolose che ci snelliscono i fianchi e pancia mentre dormiamo, possiamo mangiare punti alle avversarie senza ingrassare, uno stravizio che per una volta ha un sapore più buono del castagnaccio.