Dopo aver ingerito una terribile lattina di Red Bull sono stato in un cinema d’essai a vedere un film francese degli anni ’30. Mi sono vestito come Jean Gabin, Gauloises comprese. Prima di entrare in sala ho preso anche una baguette, una crepes e un Pastis. In occasione di questo evento che vedeva il meglio d’Oltralpe e il meglio d’Oltrarno, ho mangiato anche una “francesina” rifatta in via della Chiesa. Poi mi sono lasciato andare. Belle le atmosfere nebbiose dalle quali mi è sembrato di scorgere anche il profilo insulso di Montolivo, belli i dialoghi pesanti e drammatici. Quei visi espressivi senza neanche un sorriso. Bello quel ritmo lento proprio come una giocata di Montolivo. Si, allora era proprio lui. Quella musica triste e quel languore sottile che metteva un’angoscia senza fine. Evvai!!. Ora che avevo sopportato tutto questo ho pensato di avere le carte in regola per potermi concedere, senza grandi sensi di colpa, qualcosa di più leggero come ad esempio la visione del numero di utenti on line su Fiorentina.it. Per la cronaca è invece sorprendente prendere atto dei ritardi reiterati di Pepito agli allenamenti, e chi l’avrebbe mai detto di una persona così corretta e disponibile, ma vista la sua importanza sottoporta è comunque meglio che arrivi puntuale al gol e che calci bene anche di destro. L’intervista di Montella tocca però un aspetto che riguarda un mio problema che è proprio l’esatto contrario di quello di Pepito. La troppa puntualità. Un eccesso che mi porta a presentarmi agli appuntamenti in largo anticipo, a prescindere che l’appuntamento sia in un largo piuttosto che una via o piazza. E siccome molto spesso l’appuntamento è con persone che arrivano tardi, dura più l’attesa per l’appuntamento che l’appuntamento stesso. E poi Montella con quella puntualizzazione mi ha ricordato molto il padre del Centi, severo e inflessibile oltremodo al rispetto della puntualità, aveva un cronometro come quello di Mazzarri e aspettava Riccardo davanti all’uscio di casa. Appena arrivava a toccare lo zerbino stoppava il tempo, guardava il quadrante e a seconda degli accordi sull’orario di rientro partivano le pesanti ripercussioni. Il Centi era terrorizzato dal padre per via del rispetto degli orari e dalla madre che gli misurava il mangiare per una leggera tendenza all’obesità che faceva pendant con la sua grande voracità. Il momento più critico era quando andavamo a ballare perché lui doveva gestire l’orologio e lo stomaco allo stesso tempo, perché quando ero ragazzo, andavamo a ballare la domenica pomeriggio, subito dopo pranzo e lui era perfettamente affamato come prima del pranzo. Il Babbo del Centi lo salutava azionando il cronometro e la mamma raccomandandosi di non mangiare niente. Ricordo che alle 15,30 eravamo già tutti in pista a dimenarci senza sosta fino alle 19, orario entro il quale era obbligatorio rientrare a casa. Una volta il Centi si sentì male mentre ballava, era un periodo dove era anche sottopressione per la scuola, e la Fiorentina aveva acquistato Gola e Bertarelli. Non certo un bel momento per il povero Riccardo. Fu chiamata l’ambulanza e il medico stabilì che certamente doveva aver ingerito “qualcosa”. All’ospedale accorsero anche il babbo con il cronometro e la mamma con il babbo, fecero indagini approfondite e fu segnalato all’Autorità Giudiziaria per aver assunto una dose massiccia di melanzane alla parmigiana.