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mercoledì 4 dicembre 2013

Il bar all'angolo

Il Bambi, prima, durante e dopo la tossicodipendenza ha bighellonato a lungo per le piazze Diladdarno, ma soprattutto per bar, tanto che a un certo punto anche l’ufficiale giudiziario gli notificava i pignoramenti direttamente al bancone di quello all’angolo tra via Sant’Agostino e via De’ Serragli. Poi l’altro giorno il colpo di scena, lo vedo proprio dietro al bancone della sua sede distaccata storica, che faceva un caffè a un tedesco che probabilmente aveva ordinato tutt’altra cosa. Ho pensato che stessero girando uno spot sul reinserimento degli ex tossicodipendenti in Oltrarno per un programma di ripopolazione controllata, non vedendo però telecamere e nemmeno Wolski sono entrato per capire cosa stesse succedendo. Dopo avermi servito un Oro Pilla invece di un Punt e Mes mi ha spiegato che alla fine era riuscito a diventare proprietario per usocapione. Così come ha fatto Pasqual con la fascia di capitano. Ribattezzato subito “Rimbambi” perché non azzecca un’ ordinazione che sia una, s’è messo in testa di fare anche i pranzi a mezzogiorno, come del resto  fanno un po’ tutti. Mi ci sono dovuto fermare perché ha insistito così tanto consigliandomi la bistecca. Una cosa disgustosa, e quando si è accorto che non l’avevo gradita mi ha confessato candidamente che pensava fosse più facile fare una bistecca ai ferri, e che per farsi perdonare mi invitava il giorno dopo per farmene una all’uncinetto. Quando non c’è nessuno sta davanti alla porta appoggiato al muro, essendoci però due entrate si sposta velocemente per evitare che qualcuno entri dall’altra parte senza che se ne accorga visto che il bar fa angolo, così facendo, sembra più una guardia giurata con l’eskimo invece della divisa. Ieri ho sfruttato la situazione favorevole che non fosse dietro il banco, evitando così che mi servisse un Vov al posto di uno Strega, e visto che mi sembrava in vena di confessioni, ho cercato di farlo parlare per aiutarlo a raccontarsi e superare alcuni evidenti disagi psicologici, come del resto quello più eclatante di tifare Milan. Gli ho chiesto che cosa lo avesse spinto a fare uso d’eroina, e allora sono emerse certe sue ambizioni insospettabili, naufragate per colpa di una serie di consigli contraddittori che poi lo segneranno per tutta la vita. Mentre faceva la ronda da un ingresso all’altro mi ha raccontato che a 17 anni si era presentato da un editore con il manoscritto che avrebbe voluto pubblicare, il titolo era “Porta Romana, via Senese, via Pisana, via Bolognese, meno male che siamo a Firenze”, quel signore l’aveva letto e poi gli aveva detto di darsi all’ippica. Questo gli ha causato una tale umiliazione e pure tanta confusione che lo ha costretto alla tossicodipendenza, perché proprio qualche giorno prima il suo istruttore di equitazione gli aveva consigliato di smettere con i cavalli e di darsi alla scrittura di romanzi. Per uscire da quell’imbarazzo tipico di chi non sa più cosa dire, ho cercato di virare sulla Fiorentina, sottolineando quanto fossero esigenti i tifosi Viola non contenti nemmeno del quarto posto, forse perché le aspettative erano cresciute, e poi del fatto che la terza peggior difesa interna del campionato non può essere colpa solo dei moduli visto che in trasferta non è così. Gli ho detto che probabilmente in casa la squadra si sente più forte e allora si abbassa la concentrazione. Insomma, ho parlato della solita mancanza d’equilibrio, Montella prima è un enfant prodige e poi un sopravvalutato, siamo passati da una squadra barcellonesca ad una baccellonesca, gli ho racconatato dell’emozione di rivedere Batistuta e la speranza di rivedere Gomez al più presto, poi gli ho detto che andremo a vincere a Roma senza se e senza ma. Mi ha messo in guardia, non tanto per la difficoltà della partita con i giallorossi, no, mi ha detto di non sottovalutare mai le distanze come invece aveva  fatto lui da ragazzo in uno dei tanti errori della sua vita: “Spesso con i miei amici giocavamo a Monopoli. Poi smettemmo perché quel posto era troppo lontano".