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giovedì 26 dicembre 2013

Intanto la cicala

Al di là di  tutte le possibili valutazioni di natura tecnica, per le quali siete molto più bravi di me, vorrei invece mettere l’accento sulla bontà del gruppo in quanto persone, che oltretutto senza accento sarebbe bonta. Perché oggi la Fiorentina rappresenta un modello di calcio sano e divertente, anche se ancora non vincente. Dalla proprietà allo staff tecnico, dai giocatori fino al suo pubblico, tutti sembrano incarnare perfettamente questo modello. Non solo, si sono avviate collaborazioni con onlus importanti, si sono abbattute le barriere, e anche se non proprio abbattuti del tutto vengono comunque mantenuti i toni bassi, anche le polemiche non ristagnano più, insomma, non più solo un buon drenaggio del campo come un tempo, tutti i messaggi che escono dalla sede del viale Fanti tendono ad essere positivi, c’è il giusto equilibrio, il rispetto dei ruoli, c’è spirito di appartenenza. Per avere la perfezione ci manca solo la sede in Santo Spirito. Il tutto sommato alla qualità del gioco e ai risultati che fanno della Fiorentina un esempio che ormai sembra essere guardato con interesse non più solo in Italia. Mi sento molto orgoglioso di tutto quello che è stato creato in questi ultimi anni, perché questo è veramente molto vicino a ciò che intendo come modello ideale. Nessuna puncicata, niente isterismi balotelliani o mazzarriane recriminazioni, non ci sono guerre intestine come quelle tra Barbara Berlusconi e Galliani, non ci sono presidenti senza casco che scappano in motorino in mezzo a turpiloqui, non c’è isteria ne arroganza, non ci sono curve chiuse, allenatori in bilico e nessuna smorfia di Cassano. Oppure quelli che la notte di Natale scappano con l’amante dopo aver rubato il panettone ai bambini, no, non ci sono nemmeno quelli che credono che Gesù bambino sia Babbo Natale da giovane. La squadra è veramente un gruppo e non un groppo in gola,  nello spogliatoio non ci sono più quelli che vogliono alzare le asticelle, quelli furbi che vogliono guadagnare alla faccia della società, quelli che non hanno nessun rispetto per la passione dei propri tifosi, c’è solo chi è contento di starci, che lo ritiene un onore, c’è addirittura un flusso immigratorio contrario, di chi cioè abbandona società che sono sul tetto d’Europa pur di venire a indossare la maglia Viola. Un clima che ha fatto bene anche al Santo bevitore Vargas che sembra aver ritrovato improvvisamente il gusto per l’analcolico, uno che sa di aver ricevuto molto più di quello che ha dato. Insomma non ci sono più mele marce, il gruppo è unito, e la sensazione è quella che ci sia una sorta di patto per poter regalare alla città qualcosa di finalmente tangibile. C’è un legame forte, l’unità d’intenti si taglia a fette come il mio meraviglioso panettone. Professionalità e perfetta lievitazione delle ambizioni. Non si alzano più asticelle o gomiti, a parte Rebic, nel presente solo indumenti femminili, con la speranza che molto presto possa mettere la foto di un trofeo. Ormai siamo inattaccabili anche dalle voci che via via vengono messe in giro ad arte per destabilizzare, il portiere, il mercato, l’allenatore, la difesa, e per rendere bene il senso di quello che voglio dire quando dipingo un quadro così idilliaco, devo per forza parlare di San Frediano che come la Fiorentina è una famiglia sana. Perché nel nostro idilliaco microclima diladdarniano anche certi detti perdono molto della loro accezione negativa, e penso al proverbio che chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Non nell’Eden d’Oltrarno dove mia cugina Marina da circa un anno esce ogni sera con una sua amica che, malgrado sia vistosamente claudicante, si dice che faccia la puttana. Tornano sempre all’alba, un po’ sbattute. Ma per fortuna il proverbio non vale nel nostro Paradiso, perché mia cugina cammina ancora benissimo.