Ha fatto un po di rumore in questi giorni l’accordo messo nero su bianco tra l’ex assessore alla cultura della Regione Abruzzo e la sua avvenente segretaria, contratto che prevedeva anche prestazioni sessuali calendarizzate. Quattro prestazioni al mese, accordo saltato non certo come viene detto a causa delle indagini, con le intercettazioni telefoniche che hanno portato alla luce lo strano accordo, no, è saltato per una banale storia di tredicesima perché il contratto prevedeva che fosse la giovane segretaria a doverla riconoscere con una ulteriore prestazione, e non il contrario. Cavilli, pensate al contratto di Gomez messo a punto da quattro avvocati, con i bonus, gli sponsor, il rendimento, il numero delle partite, e comunque ancora niente se pensiamo alla confusione che certi cavilli generano nella giustizia italiana, per non parlare di quella sportiva che ne è addirittura dilaniata. Non ci dimentichiamo certo di che cosa è successo alla Fiorentina in Calciopoli, e intanto aspettiamo le motivazioni della sentenza di appello di Napoli che di fatto ha prescritto tutti i reati ipotizzati. Cavilli dicevo, che inchiodarono alla sbarra anche il Bambi l’unica volta che non era coinvolto, forse prorprio a causa di una certa confusione che alberga nei tribunali fu condannato per non aver commesso il fatto. Intanto devo far chiarezza sulla vicenda Deyna che è riapparso prendendosi gioco di noi che invece eravamo seriamente preoccupati. E così quando voglio andare a fondo e non è possibile ingaggiare Schettino, telefono alla Bice. L’ho sguinzagliata nella zona di Lucca per capire, anche perché rientrato da La Spezia appena in tempo per prendere atto della lesione muscolare di Gonzalo, mi giravano alquanto le scatole. Non c’è voluto molto a districare la matassa e portare alla luce la truffa indecorosa messa in piedi da Deyna, oltretutto moralmente reticente anche dopo aver preso atto del falso allarme procurato. Insomma, la storia è questa, per ritrovare se stesso tempo fa decise di andare ad abitare per almeno un anno dentro all’Antro del Corchia, crisi esistenziale minuziosamente ricostruita dalla Bice grazie ad una vicina gobba e gola profonda alla quale Deyna sta altamente sul culo in quanto Viola, maschilista, amante di cani feroci, filoargentino, antitaliano. Crisi d’identità anche scontata visto l’elenco delle tremende inclinazioni del soggetto. Aveva scelto quel luogo freddo e umido, situato dentro a una montagna, lontano da tutti, aveva dichiarato di volersi nutrire di radici e di bacche, dormendo sulla nuda terra e sfidando i rigori di qualunque stagione. Il primo giorno è stato duro ma così duro che prima di sera la vicina ha raccontato alla Bice di averlo visto fare ritorno alla chetichella a notte fonda per non farsi vedere. Lui sostiene perché per fortuna si era già ritrovato. Poi ha portato avanti la farsa chiudendosi in casa come fanno certe persone d’estate fingendo di essere state in vacanza chissà in quali mete esotiche. Ma io già avevo capito tutto, non sono di San Frediano a caso, non è certo un lucchese rimpiattato in cantina che può fregarmi, così come nessuno può fregare uno d’Oltrarno. Anche su Pasqual ho più di qualche sospetto che sia tutto questo gran esterno basso, ci vorrebbe forse un Pallavicino per vedere di regalarlo al Milan fosse anche solo per aiutare Montolivo ad alzare l’asticella. Comunque a parte certi dettagli, dicevamo che sono troppo furbo per un Deyna qualsiasi, l’altro giorno, mentre mi addentravo dentro la foresta del Bobolino, ho visto uno strano tipo, e dopo essermi assicurato che non fosse Cerci, ho notato che indossava una pelle di leopardo, si muoveva da un albero all’altro lanciandosi attaccato alle liane e non faceva altro che gridare battendosi i pugni sul petto. “Povera fava”, gli ho gridato.”Oh bischero! T’ho riconosciuto subito. Hai voglia a toglierti la mascherina e la spada, in San Jacopino la potevi anche fare franca”. Era Zorro. Ho trattenuto solo Jane travestita, poco, da messicana.