Per buona parte del primo tempo ho persino rimpianto “Il giardino dei Finzi Contini”, una noia terribile che mi ha segnato l’infanzia, prima che segnasse Joaquin, ieri con meno gente di quella già poca che c’era al Goldoni quando era mezzo vuoto. E’ mancata solo la “maschera” con la pila, sostituita però da buoni 35 minuti di squadra in maschera. La sensazione è che abbia fatto più fatica io a salire le gradinate della Maratona che non la squadra, sotto tono, sotto ritmo, e addirittura sotto dopo il gol del giocatore migliore del Dnipro. Fiorentina anche sotto il fuoco incrociato dei cartellini gialli di un sottosviluppato. Poi Montella a grande richiesta suona il suo successo più amato e inverte gli esterni, ormai un classico come può essere “Impressioni di settembre” della PFM ed è subito pareggio. Un evergreen, insomma, che sostituisce la chitarra nelle serate davanti al camino, di quelle con la nostalgia che prende il sopravvento sulla digestione. E così Cuadrado accende la partita a intermittenza, insieme a Joaquin sono le lucine dell’albero di Natale di Montella, gli unici due che accelerano e saltano l’uomo mentre Matos sembra meno brillante e determinato. Centrocampo un po’ svogliato a parte Ambrosini che randella come un celerino di destra, non convince Roncaglia che sembra dare ragione a Montella che lo ha relegato in panchina. Per il resto arriva il primo posto nel girone con 5 vittore e un pareggio, complimenti, un cammino quasi perfetto sporcato solo dal pareggio targato seconde linee. Una serata un po’ più umida dello streaming e nella quale mi è sembrato di scorgere anche i fari di Ilicic all’uscita del tunnel, mentre Montella ha finalmente spiegato da cosa nasce la mossa vincente dell’inversione degli esterni che è ormai diventato il jingle più riconoscibile della sua discografia. Vincenzo si è ispirato ad una delle IGP più ricercate dalle forze dell’ordine della sua terra natia, l’inversione appunto, che non è solo quella di marcia sulla striscia continua. Il Mister ha raccontato il fatto che lo ha ispirato, come novello Verdone ha voluto precisare di aver attinto dalla realtà di tutti i giorni quando in un tardo pomeriggio di giugno a Mergellina mentre era alla guida della sua auto, fermo a un semaforo con il braccio fuori dal finestrino, i ladri di quella zona del resto sono tra più abili, gli hanno sfilato l’orologio che aveva sul braccio destro. Dalla sorpresa all'idea di cogliere di sorpresa gli avversari con lo stesso tipo di mossa. Allo stadio ieri ho avuto la stessa sensazione che provo quando vado nella mia parrocchia che è sempre meno frequentata, insomma, spazi larghi tra gli spalti come tra i banchi quando c’è la messa, certo le cause non sono le stesse, l’orario della partita, il fatto che comunque la squadra era già qualificata, il poco fascino dell’avversario e la gara europea a ridosso della partita di domenica da giocare ancora in casa. A Serumido gli orari bene o male sono sempre gli stessi, il fascino dell’avversario di sempre è immutato, Satana non conosce crisi, e non ci sono messe di giovedì all’orario del TG 3. Anzi si è scelto proprio una strada diametralmente opposta, perché mentre la Fiorentina blinda i suoi allenamenti, il prete di Serumido se ne fotte della privacy e così ha messo dei microfoni nel confessionale e li ha collegati all’altoparlante del campanile.