presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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giovedì 28 febbraio 2013
Il "trielina"
Preso
atto che Bersani detto il “trielina” per via di quella sua prerogativa
aggressiva sulla macchia del giaguaro, non si è dimesso mentre il Papa
non ha certo avuto bisogno di Zamparini per lasciare le chiavi del
centrocampo a San Pietro, la partita di martedì, amara e fastidiosa come
un sorso di Schweppes con tutto il suo carico di anidride carbonica che
scartavetra il palato, viene in parte compensata proprio grazie alla
prima grande conseguenza delle dimissioni di Ratzinger. Il suo portavoce
infatti dichiara che il Grande ex continuerà a vestire di bianco, ma al
posto delle scarpe rosse di Prada avrà scarpe marroni scamosciate. La
grande rivincita di Della Valle dopo un martedì penoso come un programma
di Carlo Conti che ormai guarda solo chi si riscalda allo stesso
caminetto di Rosy Bindi. La Fiorentina di Bologna ha confermato di
essere una lampada che scoppia sempre sul più bello, che ti lascia al
buio dell’ingovernabilità del Paese e del risultato favorevole, sempre
in procinto di fare il salto come il giaguaro del "trielina", per
sprofondare, invece, nella vittoria di Pirro Bersani in mancanza di
Pizzarro, una squadra che non ha colto la grande opportunità del cambio
di campo tra il primo e il secondo tempo come il Paese dalla prima alla
seconda Repubblica, un’occasione epocale come la dismissione delle
lampadine ad incandescenza per iniziare l’era di quelle a risparmio. Noi
che non ci siamo voluti risparmiare l’ennesima delusione e
dall’incandescienza siamo passati all’escandescenza di qualche
squilibrato al buio della ragione che chiede la testa di Montella,
dimostrando che è l’equilibrio e non la lampada ad incandescenza ad
essere una fonte artificiale poco luminosa, fonte del gioco che è funzionante
solo sul principio dell’irraggiamento di fotoni, ma se c’hai Toni
invece dei fotoni è una fonte d’intelligenza rimasta al buio pesto. Alla
Fiorentina insomma più che il centravanti manca una vera e propria
filosofia di vita, quella del carpe diem per intendersi, che Diego ha
rivisitato con la latinità tipica della sua ultima collezione “scarpe
diem” dedicata a Ratzinger, di fatto facendo le scarpe a Prada. Del resto la
precarietà tutta fiorentina di chi pullula ciondolante intorno ai
banchini del lampredotto non connota storicamente la squadra come capace
di vincere quando deve vincere, ma di vincere solo quando è distratta magari a
guardare il marmo rinascimentale di un culo che gli passa davanti come
il treno perso del Dallara. Ma non cambierei mai la Viola con niente e
nessuno e neanche il “lampre” con la piadina o con pane e panelle, al
tifoso Viola non è dato conoscere il futuro ne tantomeno di determinarlo come ha fatto invece Bersani o Moggi, la Viola dovrebbe però essere in
grado d’intervenire il più possibile sul presente e quindi sul presente
concentrare le sue azioni di gioco per cogliere le opportunità e le
gioie che si presentano oggi senza nessun condizionamento derivante da
ipotetiche speranze o ansiosi timori per il futuro, come per esempio
quello che Bersani possa venire a fare il Direttore Sportivo alla Fiorentina.
Con L’Inter aveva colto col Bologna no, non sempre è domenica, per
questo avevo considerato triste e pericoloso giocare di martedì, ma il
compito del tifoso è proprio quello di stare accanto alla sua squadra
quando questa si dimostra incapace di cogliere l’attimo. Io il mio
scatto...d’orgoglio l’ho fatto e lo pubblico. Insomma ho colto l’attimo
mentre qualcun’altro il palo. Lo stesso dov’è rimasta ferma la squadra
l’altra sera.