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lunedì 18 febbraio 2013

La partita mononota

Il giovane Stramaccioni prende lezione di calcio e anche scapaccioni, quattro come le ruote motrici che servono alla Fiorentina per avere più aderenza su una meravigliosa realtà, quella di una squadra in serata di grazia, mentre il popolo Viola ringrazia, e la famiglia Della Valle, sazia, si fuma anche una bella sigaretta elettronica, di Muratti rimane così solo vapore acqueo. E’ stata la vera partita mononota, con un superiorità  così schiacciante da diventare quasi monotonia, “la palla è quella gialla”, invece, è stato il refrain cantato dalla curva oltre a dedicare un coro ai Della Valle che abbandonano definitivamente  la pontellizzazione per virare su un più pecoreccio cecchigorismo, televisioni e non più smobilitazioni, lasciato il mondo dei traslochi per evirare di fatto i nostri sogni. I più scaltri adesso vedranno un imminente fallimento, gli altri continueranno a tifare per la Fiorentina a prescindere da Prandelli, come del resto gli interisti che vorrebbero che Bettega andasse a cena anche con Stramaccioni. La partita perfetta, se non fosse stata sporcata da quel tiro intriso di disperata bellezza da un Cassano sempre più grasso, forse truccato per l’occasione come il geniale Elio per la finale di San Remo, con lo stesso finale, con l’Inter che arrivava sempre seconda sul pallone e un Moratti teso più ancora delle storie tese di Elio, ancora di più delle palle tese di Jovetic e Ljajic che impallinavano un Inter più brutta della Littizzetto, anonima come Bersani che non ha trovato Fazio che la difendesse dalle intemperanze tattiche della Fiorentina, come ha fatto con il povero Crozza, e così ha pagato dazio con la speranza che Berlusconi glielo restituisca insieme all’Imu. Fischietto la partita mononota davanti allo specchio mentre mi faccio la barba con il bilama, e ripenso finalmente senza tagliarmi alla partita a senso unico, una sola squadra in campo, un grande predominio, una supremazia fastidiosa per l’avversario più di una vecchia zia, di quelle per intendersi che ti davano il pizzicotto nella guancia e tu le odiavi più di Conte. Purtroppo la partita mononota si porta dietro anche la difficoltà del commento, perché ti prosciuga le parole, ti secca tutti gli argomenti, ti inibisce la fantasia iniettandoti un liquido che ti paralizza l’ispirazione come uno scorpione,  per portarti ad essere asciutto, il resoconto mononota della partita come un accappatoio di spugna, perché il futuro è questo, bisogna avere il coraggio della sintesi estrema e non specchiarsi nella propria scrittura ricca di proteine animali. Per una vittoria così ci vorrebbe la forza del commento mononota, non sono ancora pronto, anche se come vedete intanto non ho fatto nessun accenno alla partita, ci sto provando, prima di praticare il digiuno sto diventando vegano per non farmi prendere più la mano da quella merdaiola di una metafora. Confesso che prima della partita ho persino fatto i tarocchi, quando ancora ero avvelenato, prima di aver assistito alla partita mononota che mi ha fatto capire, e anche le carte avevano parlato chiaro, mi avevano raccontato di una fiorentina sontuosa, bella piena, strabordante, e i tarocchi non mentono come invece i Della Valle. Ho conservato la carta che ho estratto per farvela vedere, l’appeso, con la Fiorentina e Guarin, prima di ritirarmi a praticare la nouvelle cousine del pensiero, naturalmente in un monolocale.