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giovedì 7 febbraio 2013

La Joma e la chioma

E’ chiaro come da foto che il concetto che deve passare tra i rami fitti come la trama dei passaggi della nostra manovra è che oggi la Fiorentina gioca sempre per vincere a prescindere dall’avversario e dal fatto che giochi in casa, in trasferta o anche in una foresta. E lo fa usando la testa anche se la chioma non è come quella dell’albero, e neanche come quella del Milan che usa fare la cresta sugli episodi arbitrali, ma è pelata o comunque potata adeguatamente come quella di Borja Valero. Atteggiamento tattico che vuol dire far volare alta l’ambizione, come i cavi dell’alta tensione, o come la tensione alta di partite come quella di sabato il cui fascino della “classicissima” aveva mosso a suo tempo anche l’interesse della Wertmuller che per questo aveva girato “io speriamo che me la cavo”. E se per far passare il concetto del me la cavo c’è una fronda che ce lo impedisce, un ostacolo che si frappone, si elimina come è stato fatto sfoltendo la rosa dai rami secchi dove vivevano ormai appollaiate nell’anarchia le pernici imbalsamate. E’ rimasto il solo Pasqual del tempo che fu, un monumento ai caduti, un reduce del ciclo mestruale precedente, capace, numeri alla mano, di effettuare in questo campionato già un numero superiore ai duecento cross. Un miracolato del traversone che ha ritrovato la testa amica di Toni e molti parastinchi, che visto com’è l’ambiente del calcio è sempre meglio dei paraculi, e qui non c’entra niente il dualismo tra Viviano e Neto. Sabato avremo i due punti fermi del centrocampo, mentre il terzo visti infortuni e squalifiche sembra essere quel brasiliano Romulo che fino ad oggi appare come un giocatore senza contorni, una braciolina scria scria, l’unico brasiliano al mondo che non fa sognare e che gioca con le stesse movenze di uno di Avellino, tatticamente duttile e flessibile, pronto cioè ad essere un piatto di fortuna come la Simmenthal, uno però che da l’idea di essere un brasiliano per sbaglio e che giochi per rivendicare con forza a sua vera natura irpina.  E a parte il beneventano nato a Pelotas e che forse proprio per questo molto spesso le fa girare, la squadra per Torino è praticamente fatta con l’opzione Ljajic accanto a Jovetic visto che nelle ultime trasferte Montella ha sempre scelto il giocatore della Ferrero. E se dall’altra parte Pasqual non fa una grinza ma cross, da quest’altra il colombiano fa invece una trasferta a Miami che non sembra essere facile da smaltire, e quindi sarebbe stato senz’altro meglio che la Colombia fosse andata affanculo invece di fare un’amichevole che non sa proprio di una sega. Inopportuna come un infarto. Perché l’esterno di colore non fa solo colore, di solito spariglia le carte, adesca cartellini gialli, sderena la difesa dello Juventus Arena, e il rischio è quello che il jet lag ne affievolisca la verve, certo il ragazzo ha l’argento vivo ed è già successo altre volte che Montella decidesse di utilizzarlo comunque dopo averlo visto tornare all’ultimo minuto, si, voglio sperare in lui. Anche in Jovetic naturalmente, che potrebbe essersi sbloccato, mentre non ce la faccio proprio a sognare il trionfo del brasiliano d’irpinia, si, probabilmente Montella potrebbe sorprendere la Juve tirando fuori dalla manica la donna di Cuadradi. Ho scelto la donna e non il fante per evitare  che me lo possiate rinfacciare.