Se
il buongiorno si vede dal mattino e febbraio si specchia su gennaio,
l’immagine invertita ci racconta che lasceremo un solo punto, mentre
Toni come il Mike Bongiorno della grappa Bocchino si aggrappa al cielo e
vola “sempre più in alto” lasciando al
difensore parmense una paletta invece del classico cerino in mano. Se
Cuadrado facesse anche gol sarebbe la Cuadratura del cerchio, mentre il
segreto dei cerchi nel grano li ha svelati finalmente Valeri a Milano,
aggiungendo un rigore al modo troppo popolare di dire “chi cerca trova”,
magari proprio grazie a un po’ di “grano” che è un altro modo popolare
di dire. Se con il rientro di Pizarro la squadra è più ordinata e la
manovra così geometrica ci ha procurato nuovi deliri blaugrana, vuol dire
che non stiamo bene mentre è assolutamente augurabile che a star bene
sia invece sempre Pizarro. Se Viviano per dare sicurezza deve stare
qualche partita a sedere in panchina, Neto per giocare qualche altra
partita deve sperare che Viviano sia così convinto di volere dare
sicurezza a tutto il reparto. Se la squadra nella partita dove concede
di più non subisce gol e vince due a zero, deve ringraziare il cielo che
si è esaurito il filone della sfiga, ma bisogna ringraziare anche
Donadoni che ci ha portato del magnifico culatello con il quale adesso
ci riempiamo il filone di pane e ce lo mangiamo sabato pomeriggio a
Torino. Se è vero che Savic mi piace sempre di più mentre adesso sembra
essere Gonzalo quello in calo, un po’ troppo svagato, c’è un Roncaglia
che ritrova le sue accelerazioni a stantuffo e quando parte
sembra lanciato dallo stantuffo che lanciava la pallina nel flipper. E
se il buongiorno si vede dal mattino, bene febbraio che porta le
sconfitte di Lazio, Roma e Inter, e se il buongiorno si vede dal
mattino, non vale per il Milan che ha giocato di sera, squadra di creste
che ha fatto la cresta sul pareggio. Se la Fiorentina gioca con questa
tranquillità anche dopo aver perso quattro partite, noi dichiariamo di
non mantenere affatto questa tranquillità dopo le quattro vittorie e un
pareggio che si riflettono sullo specchio di febbraio. Se fossi il
responsabile marketing della Duracell sceglierei come uomo immagine
l’inesauribile Borja Valero per distinguermi dalla Superpila, e se fossi
il responsabile marketing della Superpila per suicidarmi meglio andrei a
vedere “Lincoln” di Spielberg, perché se è vero che il dodicesimo in
campo è il pubblico, la storia del tredicesimo emendamento così
raccontata è più pesante che la stessa schiavitù che i neri d’America
hanno dovuto sopportare. Se Massimo Mauro non perde occasione per
provocare non significa per forza che sia un provocatore, perché è
l’occasione che fa l’uomo ladro, quindi uomo in quanto soggetto più
generico, che può è vero voler dire che è anche un provocatore, ma nel caso
dell’ebete perché limitarlo così quando invece grazie al suo talento
televisivo può essere definito anche testa di cazzo e pezzo di merda. Se
a febbraio il vento sembra essere girato tanto che invece della solita
cappella del portiere mi sento di dire “tanto di cappello” alla squadra,
per gli amanti della ricerca della cappella del portiere come ragione di vita, invito a cercare bene nella
foto. Dov’è l’uomo senza cappella?