presidio Diladdarno Slow Tifood, lampredotto e Fiorentina
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sabato 23 febbraio 2013
Il caffè mi rende nevoso
Mentre
prima il pericolo veniva calcolato con l’algoritmo dell’avversario, e
di conseguenza a cascata anche con tutti i sottopericoli che un’analisi
pignola del pre-partita poteva comportare, diciamo pure un intero
campionario per un intero campionato, una mazza colori che variava a
seconda delle caratteristiche della squadra da affrontare, alcune delle
quali dentro ad un’equazione che comprendeva il ritmo, il pressing alto,
la capacità di verticalizzare, insomma, tutta una serie di
considerazioni e di aspetti che proprio perché te li aspetti vorresti
prevenire facendo tutti i tipi di vaccini tecnico-tattici disponibili
sul mercato, in poche parole un ipocondria dell’inferiore o
semplicemente pallosa burocrazia dei perdenti, faldoni e faldoni di
pratiche tipiche della squadra timorosa, oggi no. O almeno per fortuna
non più, dopo la vittoria contro l’Inter che è diventato il punto di non
ritorno dal quale niente sarà più come prima, come le stesse manovre
che hanno assunto il colore e il sapore dello Chateau d’Yquem, oggi il
vero pericolo, quello che per chi sa contare viene definito il pericolo numero uno, è diventato la neve.Il
pericolo di non poter giocare sostituisce e cancella il precedente che
comprendeva solo l’avversario o perlomeno le difficoltà legate al match.
Oggi guardiamo terrorizzati al meteo come un tempo alla registrazione
delle ultime partite della squadra da affrontare, giorni sostanzialmente
di merda, da oggi per fortuna ridotti a tre o quattro l’anno che sono
poi quelli della merla o giù di lì. Il Colonnello Giuliacci è più temuto
ormai del Giudice Sportivo, le precipitazioni nevose portano a reazioni
molto più nervose di quelle pur devastanti di un tempo che riguardavano
le squalifiche per somma di ammonizioni. Dopo la vittoria nella suite
del Franchi, con l’inter più a suo agio a versarci lo champagne che a
giocare alla pari, un qualsiasi rinvio legato a qualcosa di avverso che
non sia un cartellino giallo a Pizarro o un rigore contro al
centotrentottesimo per mani di Toni che le teneva in tasca allo stesso
identico modo di quando va allo Yab, ci fa tanto male, diventa
insopportabile come il ricordo del campionato di Montolivo diventato
uomo solo dopo la doppietta contro il Novara, e invece di andare a fare
il militare come avrebbe voluto la De Pin è andato al Milan. La neve
sulla nostra passione come la forfora sulla giacca scura che toglie
qualsiasi fantasia, libidini azzerate, se non fosse però che l’uomo
riesce comunque ad adattarsi anche alle situazioni più sfavorevoli
sviluppando difese immunitarie, e mentre Gelardino si mimetizzerà bene
nella fredda realtà del suo ridimensionamento, il tifo Viola no, va
oltre, anche alla coltre, la neve può anche diventare sfondo di
fantasie, perché non c’è barriera o palo che possa stopparla, fuorigioco
o fallo tattico, la fantasia non ha i confini risicati dell’area di
rigore, e allora noi ce la giochiamo a viso aperto e a tutto campo.
Sdraiata.