Per stemperare l’attesa e allo stesso tempo mostrare difetti di me, e non solo quindi i pregi di un allenatore privato ingiustamente dai Della Valle degli schemi offensivi di Messi, vi racconto con quale fare bieco ho gestito alcuni sporadici cali del desiderio nei miei 18 anni di matrimonio. Momenti di stanca come quando alla fine di un ciclo si pensa a Bielsa o a Spalletti per ravvivare certe notti di coppa. La prima volta feci come Sandro Cois, accusai un infortunio, e quando la Rita mi chiese se avevo voglia, gli risposi che avevo male ad una spalla. Naturalmente l’ultima parola è sempre la sua e la usò per sostenere che mi aveva chiesto solo di fare l’amore e non di rimbiancare casa. Però capì subito che avanzavo scuse, che qualcosa si era rotto, che il mio appetito mostrava episodi da reflusso esofageo, allora, furba, la volta dopo mi fregò bene bene. Ricordo ancora che come andammo a letto mi invitò a prendere un Moment, e non appena dissi, stupito, che non avevo nessun mal di testa, mi costrinse subito all'accoppiamento. Una donna tatticamente più accorta di Montella, capace di ripartenze fulminee, ma con un Rakitic in mezzo al campo. Altre volte in assenza dei parastinchi ho usato il paradosso, un po’ come mi succede anche qua sostenendo che la Fiorentina pratica del buon calcio. Paradosso che però quella volta mi ha aiutato a gestite la richiesta di prestazione, e alla fatidica domanda diretta se mi andava di trombare, risposi che era troppo tardi per andare a puttane. Del resto ci vuole collaborazione quando si parla di fare sesso in una coppia ormai alla Ferguson, altro che Montella. E allora alla domanda “Facciamo l’amore?” mi è capitato anche di rispondere “Pensaci tu, io ho sparecchiato”. Poi solo cose di ordinaria amministrazione che riguardano un normale calo del desiderio così come potrebbero essere le riunioni condominiali, roba del tipo “Sto scrivendo l’editoriale per domani” in risposta alla solita richiesta, oppure quando la richiesta si faceva pressante come è quella di vincere qualcosa da parte della tifoseria: “Guarda, la paletta è fuori, vai tu?”. Per variegare al massimo la tipologia della scusante ho usato il contropiede più classico rifacendomi al modulo di Mazzarri, come quando alla tanto temuta domanda risposi “Io e chi?”. Ho sfruttato anche i miei giochi di parole per giustificare i periodi un po’ più lunghi nei quali mi veniva contestato una mancanza di attività sessuale, e allora sostenevo che si chiamasse sesso e non spesso. Essendo poi un buono ho usato anche scuse pregne di riguardo, ed è successo così che mi fossi negato solo per non essere irrispettoso nei confronti dei sui ex. E alla stessa maniera mi comporterei anche se avessi Scarlett al mio fianco da 18 anni, anche se per ravvivare il rapporto si fosse tagliata i capelli corti. Nella vita del resto devi fare i conti anche con lo stress, ultimamente ho rifiutato di fare l’amore perché ero in ansia per i Marò, e solo ieri sera perché lo ero per la Fiorentina a Siviglia.