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giovedì 28 maggio 2015

Montella, Montolivo, e Montalbano



Per dire come mi faccio fregare dalle apparenze e quindi anche dal gioco orizzontale, lunedì in via della Chiesa ho chiesto quando nasceva il bimbo ad una ragazza che non era incinta. Ma la notizia non è tanto che Montella non è un allenatore, come ci spiegano i risultati, quanto che nella buca dove poi mi sono sotterrato c’era il wi-fi e così ho potuto continuare a scrivere editoriali un po’ rattoppati. Seguirò quindi il vostro invito garbato a chiudere qua l’argomento “Montella” visto che hanno cercato di fregarmi anche una coppia di anziani che abitano in via dell’Ardiglione sopra il ristorante “I’ Raddi”, che mi volevano far credere che dopo 60 anni ancora giravano mano nella mano. Dopo aver dato credito a Vincenzo adesso bando al romanticismo, voglio credere che esiste davvero la colla per le mani. Voglio essere cinico come voi e cercare anche la verticalità nel gioco. Soprattutto perché l'amore è quella cosa che fra lei e i maritozzi con la panna scegli i maritozzi, anche se prima ci pensi un attimo. Il problema adesso però è di chi fidarsi, di me stesso non posso perché ho dimostrato di non capire una sega, se indico voi sarebbe sicuramente un grande passo avanti, ma voi chi? Perché anche nel vostro equilibrio tra l’orizzontale e il verticale in perfetto stile Bartezzaghi, c’è chi da la colpa all’allenatore e chi alla società. Ritorna immancabile persino la vecchia storia della dismissione, come se fosse la messa in onda della solita puntata del Commissario Montalbano (sono in Sicilia) dove mangia gli arancini. Sicuramente non mi fido delle persone che pensano sempre positivo come me, perché sono le prime che muoiono nei film. Non mi fido di chi non sogna mai il mare, e non mi fido nemmeno di chi mangia un M&M’s alla volta. E poi quello della dismissione è uno dei pensieri più difficili da eliminare in una città sospettosa come Firenze. Più difficile ancora che eliminare le buche, che per fortuna ci sono così posso sprofondarci quando faccio domande inopportune. Insomma, puoi provarci con tutte le forze, ma certe cose non cambieranno mai in città. Il sospetto della dismissione sopravvive alle mode e all’orda dei giapponesi in piazza della Signoria, o tipo gli anziani che invece di dire “ics”, dicono “iccse”. Vorrei ricordare al tifoso ecologico che ricicla per coscienza sporca, che le cose alla fine possono cambiare, davvero. Per esempio oggi in Piazza della Calza dove 30 anni fa tutti i ragazzini condividevano i propri giocattoli adesso è vuota, e tutti i Wifi hanno le password. Qualcuno usa ancora la password "Montolivo". Tra un po’ di anni per accedere a qualche rete wireless di via del Campuccio bisognerà digitare "Neto". Vorrei ricordare che c’era un tempo che prendevi una cosa e la potevi buttare senza farla prima analizzare dal laboratorio di CSI per decidere quale differenziata. Insomma, raccontiamocene una nuova, anche la dismissione ha un fine. Tutto ha una fine. Solo le salsicce ne hanno due.