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mercoledì 13 maggio 2015

La meglio comunque rimane sempre la Marta

Queste giornate di caldo anticipato mentre a molti fanno emergere solo i lati negativi della fase offensiva, a me evidenziano l’eccessiva enfasi usata a sommo studio in quegli spot pubblicitari dove si millantano le doti esagerate di certi deodoranti capaci di durare 24 ore. E poi c’è gente che sulla tranvia ci crede. Sul 3 a 2 di Empoli mi prendo tutto il buono di un’altra vittoria in trasferta e in un campo non certo facile. Come è in uso a Firenze so che in molti hanno invece scannerizzato la partita trovando magagne su magagne, molte delle quali anche bizzarre, e che un po’ mi hanno ricordato un mio amico fiorentino che si vantava di essere tale da 7 generazioni. Quando ancora i numeri sulle maglie erano da 1 a 11, oggi lo sarebbe stato da 77 generazioni.  E come tale una volta ebbe da ridire perché trovò nel suo letto tre russe nude spalmate di Nutella e si era appena lavato i denti. Poi ci sarà sempre, a chi, malgrado il 7 a 0 contro il Siviglia, farà allergia il braccialetto portafortuna comprato apposta prima della partita. Il Bambi per dirne uno non ha ancora finito di insultare chi gira con i risvolti ai pantaloni che subito arrivano quelli coi sandali e i calzini. Il Goretti che sta a Marignolle, uno che ha fatto della cura del corpo quasi una religione, è sempre lì a rammaricarsi di come potrebbe utilizzare il tempo libero se solo non dovesse sciacquare il sapone dalla spugna dopo la doccia. E se non dai la colpa a Montella, come minimo la ragazza della porta accanto avrà cambiato la serratura. Io tendo più ad esaltare che a sminuire, si sarà capito ormai, sono sempre stato un generoso e ho sempre pensato agli altri. Tanto che una volta chiesi alla Cecilia se me la dava precisando subito che era per un amico. L’unica cosa che non mi torna è l'inspiegabile favoritismo della fortuna verso gli audaci. La meglio comunque rimane sempre la Marta, anche dopo una sconfitta in casa ci ha sempre rincuorato incoraggiandoci a fare come lei che non se la prendeva, ma la dava. La Marta era come una scultura di Bruno Catalano, ci permetteva di guardare oltre la sconfitta.